Dottor Umberto Quintavalle, Presidente e Fondatore di Quanta S.p.A. – Intervista di Giorgio Nadali del 16 Marzo 2016
Dottor Quintavalle, come nasce la Sua idea imprenditoriale?
Dopo essermi complimentato con Lei per la prossima pubblicazione di questo libro e dei precedenti, avendo Lei sottolineato il valore etico che Lei dà all’Imprenditore con la “I” maiuscola e non con la “I” minuscola di cui è piena l’Italia. A 27 anni ero già direttore generale di una società chimico plastica, dopo essermi laureato all’Università Bocconi di Milano. Poi mi hanno nominato direttore generale di una società di 400 dipendenti. Da quel momento ho sempre cercato di avere un’etica che dovevo rispettare in ogni situazione.
Laurearsi alla Bocconi dà una certa garanzia?
Dà garanzia solo se Lei fa un certo lavoro. Se fa economia, finanza o commercio.
Non per essere imprenditore?
I due lavori sono molto diversi. Lo vedo in mio figlio che si è laureato in economia alla Liucc di Castellanza e poi è diventato presidente della Quanta. E’ un ottimo manager, ma non so ancora quanto sia buono come imprenditore. Comunque presenta una differenza tra la sua capacità manageriale e il fiuto dell’imprenditore. E’ una questione di talento naturale saper cogliere tra dieci proposte quella valida. Poi ci sono dei progetti che tra vent’anni saranno sicuri, ma per tre anni non sono capiti e quindi bisogna sapere se vale la pena arrivare per primo e continuare a crederci nonostante le apparenze. Ci vuole la capacità di capire quando il tuo tartufo può essere mangiato.
E poi cosa ci vuole?
C’è un altro aspetto. Dove sono i soldi? Bisogna avere accesso a una linea di credito con una banca, che uno sconosciuto fa fatica ad avere.
Perché ha deciso di fare l’imprenditore?
Sono quelle cose che uno può fare a 27 anni. Avevo due milioni di lire da parte.
Si può fare oggi?
Secondo me sì, perché ci sono le borse di studio, le banche che ti appoggiano con dei finanziamenti. Lo stesso Governo sta aiutando l’avvio di startup intelligenti. Deve essere una persona credibile. Io venivo da una famiglia con un nome che è un marchio di fabbrica. Dal primo giorno ho avuto due banche che mi hanno sponsorizzato.
Cos’è il successo per Lei?
Ci sono diverse espressioni con cui si può definire il successo. Io mi ritengo soddisfatto per quello che ho. Il mio obiettivo non è il successo, ma il creare in forma etica. Costruisco benessere in maniera etica per me e per chi lavora per me.
Cosa significa successo etico per lei?
Etico per me significa rispettare alcuni principi morali e di convivenza civile che a mio avviso devono essere fondamenti solidi duraturi e non cambiabili del vivere comune. L’anno scorso ho dovuto fare tagli di venti persone, ma non ho una causa col mio personale. Il mio rapporto anche con coloro che escono è sempre stato di grande rispetto. Quindi ho trasmesso un valore, un credo.
Cosa consiglia ad un giovane che voglia intraprendere al carriera di imprenditore?
A un giovane di pensarci molto bene. E soprattutto essere sicuro sulla finanza. La notte non si dorme per due ragioni. Se non ha i soldi per i Suoi dipendenti e se ha degli scioperi.
Nel mondo ci sono 1870 miliardari. L’80% di loro è partito da zero. Come hanno fatto?
Hanno avuto una genialità più elevata e gli attributi più duri per andare avanti. Hanno saputo mettersi insieme ad altri suddividendo il rischio imprenditoriale.
E’ più facile in America o in Italia?
In America sono stati i primi ad avere avuto un sistema liberale. Oggi ci sono forse più miliardari in crescita in Cina e in Russia.
Quindi genialità?
Sì, e una situazione logistica favorevole. Torino, culla della Fiat… Il Veneto. Il tessuto economico italiano è basato sul piccolo imprenditore. Su questa miriade di formidabili imprenditori che ha saputo inventarsi e inventare cose.
Si può apprendere questa genialità?
No.
Quindi è un talento naturale?
Ci sono sportivi che diventano miliardari e poi buttano via il denaro in maniera idiota o si fanno circuire da imbroglioni. Ci vuole buon senso, accortezza e sapersi accontentare.
Secondo Lei c’è un rapporto tra intelligenza e ricchezza, come ho scritto nel mio libro?
Ci sono persone con alta intelligenza che hanno scelto la povertà. Una persona molto intelligente può scegliere di essere povera, come il Mahatma Gandhi
Ma quella è una scelta… Allora anche una persona povera può scegliere di essere ricca…
Non basta essere intelligente per sapere creare questo bene. Uno pur intelligentissimo può scegliere di non diventar ricco…
Ma anche uno molto intelligente può scegliere di non rimanere povero
Sì, è quasi sempre ce la fa. Ma deve volere arrivare là.
E’ meglio il lavoro dipendente o la libera professione?
Dipende dalle attitudini e da cosa puoi fare nella vita. Se hai delle limitazioni, come un figlio o un genitore da accudire, andare a fare un mestiere in cui devi lavorare dodici ore al giorno per emergere non è molto saggio.
Il lavoro dipendente dà più sicurezza?
Certo
Come giudica il mercato italiano attuale?
In forte evoluzione
Quali sono le cose da fare e gli errori da evitare per realizzare un progetto imprenditoriale di successo?
Evitare cattivi compagni di ventura. Scegliere molto bene i partner. Fare il passo lungo secondo la propria gamba.
Quanto conta la fortuna?
Il fondoschiena ha una grande importanza. Nel mio caso non ho mai capito perché sono stato così ben voluto dal Padre Eterno.