Intervista di Giorgio Nadali a Oscar Farinetti,
pubblicata su Fortune Italia il 23 Gennaio 2019
Intervista a Oscar Farinetti, Fondatore di Eataly
di Giorgio Nadali
Oscar Farinetti, il cui nome di battesimo è Natale, nasce il 24 settembre 1954 ad Alba, in Piemonte: suo padre è Paolo Farinetti, imprenditore, già partigiano e vicesindaco socialista della sua città. Dopo essersi diplomato al liceo classico “Govone”, Oscar nel 1972 si iscrive all’Università di Torino alla facoltà di Economia e Commercio: nel 1976, tuttavia, abbandona gli studi per dedicarsi al lavoro. Contribuisce, in particolare, allo sviluppo di Unieuro, supermercato fondato dal padre nella seconda metà degli anni Sessanta, facendo sì che si trasformi in una catena di grande distribuzione di importanza nazionale, specializzata nell’elettronica: nel 1978 entra a far parte del consiglio di amministrazione, per poi assumere la carica di amministratore delegato e infine di presidente. Nel 2003 sceglie di vendere Unieuro a Dixons Retail, public company di vendita al dettaglio di elettronica di consumo con sede nel Regno Unito: con i soldi ricavati, nel 2004 fonda Eataly, catena di distribuzione alimentare di eccellenza. Nello stesso periodo, l’imprenditore piemontese collabora con l’Università degli Studi di Parma e l’Università Bocconi di Milano per varie ricerche di mercato, e si occupa dell’acquisto e della ristrutturazione del Premiato Pastificio Afeltra di Gragnano, in provincia di Napoli, di cui diviene in seguito amministratore delegato.
Come è nata l’idea di Eataly nel 2007?
L’idea di Eataly è nata ben prima del 2007. Diciamo che nel 2007 si è materializzata, dopo una lunga pensata incominciata nel 2002. Le idee nascono sempre dall’analisi. L’Italia è il Paese più bio diverso al mondo nell’agroalimentare e con la cucina più desiderata in assoluto. Mancava un’impresa che raccontasse questa Italia e la offrisse al mondo in tutti i suoi aspetti.
Come vengono recepite le specialità del Made in Italy nel mondo da un pubblico che è abituato ad altro?
Bene, benissimo direi. Le eccellenze italiane sono maggiormente conosciute nei Paesi dove tanti italiani sono emigrati a partire dall’inizio del secolo scorso, come le Americhe del Nord e del Sud, anche in Europa. È più difficile in Oriente, dove ci conoscono meno, tuttavia, se la cucina italiana è proposta nel modo giusto, tutto il mondo se ne innamora rapidamente.
A quali sfide siete pronti per il 2019?
Dopo la fortunatissima apertura di Eataly a Las Vegas di fine 2018, nel 2019 tocca a Parigi (aprile) e a Toronto (settembre), ma vorrei aggiungere Londra e Verona, nei primi mesi del 2020). In questo scenario di nuove aperture Parigi rappresenta una grande sfida. I parigini sono tra i popoli più colti nel campo della cucina e non possiamo permetterci di sbagliare. Dalla nostra parte c’è il fatto che i francesi dimostrano sempre più di apprezzare la semplicità e la diversità della cucina italiana.
Quali prodotti vengono graditi di più e in quali vostri store all’estero?
Come è facile immaginare pasta e pizza fanno la parte del leone. Ma abbiamo saputo uscire da questo stereotipo dell’Italia “pasta, pizza e mandolino”. In USA apprezzano molto i nostri formaggi, in Brasile i salumi italiani. In oriente, a forza di insistere, hanno imparato ad amare i nostri vini. Ora non ci resta che convincere i francesi a usare l’olio extravergine italiano al posto del loro amato burro.
Quali sono i numeri di Eataly?
8.600 collaboratori, 33 milioni di clienti per anno, più di 30.000 pasti serviti al giorno, 19.500 prodotti trattati di cui il 90% da 2.200 piccoli e medi produttori di eccellenza, 42 negozi/ristoranti nel mondo, più di 600 milioni di euro incassati nel 2018. Ve li ho scritti in ordine di importanza, per me.
La maggioranza dei prodotti Eataly sono alto di gamma. Come li scegliete?
Tutti i prodotti Eataly sono di alta qualità. Li scegliamo con il criterio del buono, pulito e giusto. Cioè che siano ottimi e tradizionali al palato, che siano prodotti nel rispetto della terra e dell’ambiente e il cui prezzo soddisfi sia il cliente che il produttore che noi stessi.
Il Presidente di Federalimentare Vacondio ha detto: “Alimentare si conferma settore trainante per il Paese, ma dati totale industria preoccupanti”. Lei è d’accordo?
Si, ha ragione. L’agroalimentare rappresenta un fulgido presente e sarà uno straordinario futuro per il nostro Paese. Tuttavia riscontriamo una scarsa attenzione verso le enormi potenzialità di incrementare l’export delle nostre eccellenze sia da parte delle Istituzioni che della distribuzione, e pure di parte dell’industria. Si può fare di più, molto di più.
Intervista di Giorgio Nadali a Oscar Farinetti
pubblicata sul cartaceo “Beesness” n. 5, 2020 Settembre/Ottobre 2020
Eataly. Oscar Farinetti: “Tutto il mondo ha una voglia di Italia formidabile, e specie nel cibo”
A colloquio con il fondatore della catena Eataly
di Giorgio Nadali
“È un contagio: i valori positivi sono contagiosi quanto quelli negativi”. Parola di Oscar Farinetti. “Ascoltiamo i migliori. Sì, perché in qualsiasi epoca, anche la più oscura, di migliori ce ne sono sempre. Ascoltiamoli, parliamo con loro, facciamo domande. I migliori ci aiuteranno a cambiare, a riprendere il percorso verso il miglioramento”.
Con questo spirito nel 2004 Natale Farinetti (conosciuto come Oscar) fonda Eataly. Ex proprietario di Unieuro (azienda fondata dal padre Paolo, poi ceduta). La società è controllata per il 40% da Farinetti, per il 40% da alcune cooperative del sistema Coop (Coop Liguria e Coop Alleanza 3.0) e per il 20% dal fondo di investimento Tamburi Investment Partners. Il primo punto vendita è stato aperto nel 2007 a Torino, a nord del complesso del Lingotto, nel quartiere Nizza Millefonti. Lo spazio è nato dalla ristrutturazione di una vecchia fabbrica della Carpano. Il nome Eataly (crasi di eat e Italy) è stato inventato da Celestino Ciocca che nel 2000 ne ha registrato il dominio Internet ed il marchio.
Nel 2004 i diritti relativi al nome sono stati ceduti a Farinetti. Nel 2011 il comune di Forlimpopoli gli ha conferito il Premio Artusi, per aver “saputo diffondere l’immagine del cibo italiano e quindi della cultura italiana”. Nel 2012 è stato insignito del Premio Scanno per l’alimentazione, per aver dimostrato di saper coniugare attività imprenditoriale ed attenzione verso l’ambiente ed il sociale. Nel 2014 ad Oscar Farinetti è stata conferita la laurea honoris causa in Economia presso l’Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”.
Con lo slogan «La vita è troppo breve per mangiare e bere male» Eataly ha investito 22 milioni di euro nel 2019 e ha chiuso l’anno con un fatturato 527 milioni di euro, in crescita del 7% rispetto al 2018. Ebitda di 25 milioni, in crescita del 22% rispetto al 2018 e un utile netto consolidato di 8 milioni, che ha recuperato la perdita di 17 milioni nel 2018.
8.600 collaboratori, 33 milioni di clienti per anno, più di 30.000 pasti serviti al giorno, 19.500 prodotti trattati di cui il 90% da 2.200 piccoli e medi produttori di eccellenza, 42 negozi/ristoranti nel mondo.
Oscar Farinetti ha pubblicato nel 2015 il libro “Migliorare si può. 300 consigli dai migliori”.
Ci parli di Green Pea, il supermercato della sostenibilità a Torino di prossima inaugurazione nell’estate 2020
È un sogno. Sognare è una fase essenziale della vita, perché prelude all’avvenire. L’unico avvenire che è d’obbligo prevedere oggi è quello di salvare la vita umana sul nostro pianeta. Occorre disegnare nuovi modelli di consumo basati sulla responsabilità. Green Pea è nient’altro che questo: il sogno di convincere le persone ad acquistare beni costruiti in armonia con la terra, con l’acqua e con l’aria. Sarà costituito da una costruzione grande, bella e pulita dove gli oggetti e i servizi (veicoli, energia, mobili, abiti, libri, ristorazione e relax) verranno offerti sia in modo negoziale che museale. Con una narrazione che porti a trasferire il valore del rispetto dal senso del dovere a quello del piacere: from duty to beauty. Causa interruzione lavori per virus, Green Pea aprirà a dicembre, oppure nei primi mesi del 2021 …. forse. Speriamo.
Prossime aperture Eataly a Londra e Dallas. Il Covid19 non ferma Eataly. Perché, qual è il suo segreto?
Altra fase essenziale della vita è mangiare. Per capire e godere del cibo occorre sapere di terra. Proprio così: la terra madre, dove tutto nasce. Ebbene noi italiani siamo molto fortunati perché la terra della nostra penisola è la più vocata al mondo per produrre eccellenza e biodiversità. Questa meraviglia italica è molto apprezzata nel mondo, dunque esiste una domanda spontanea talmente rilevante che è nostro dovere assecondare, quindi non ci fermiamo. Tutto qui il segreto.
Cosa ha comportato per Eataly il lockdown per l’emergenza Covid19?
Ci ha donato un tempo nuovo, il tempo di studiare. Eccola un’altra fase determinante della nostra vita: studiare per mutare. Badi bene, mutare, non solo cambiare. Attraverso lo studio, soprattutto di epoche storiche che ci hanno preceduto, abbiamo capito che si rende necessaria una mutazione quasi genetica degli esseri umani in relazione ai propri sentimenti. Dalla sfiducia alla fiducia, dalla codardia al coraggio, dal pessimismo all’ottimismo, dall’egoismo al rispetto, dalla piccolezza al senso del futuro.
Un Suo messaggio e tre Suoi consigli agli imprenditori in crisi a seguito della crisi economica generata da Covid19
Lo trovo talmente importante, in questo preciso momento storico, che mi limito ad un solo consiglio. Lavorare insieme. Cioè coinvolgere i propri collaboratori nelle scelte e poi procedere in branco, favoriti dall’armonia la quale può essere conquistata solo se concepita insieme. Insieme è la nuova parola assoluta su cui rifondare la nostra storia. Finora noi italiani abbiamo dimostrato di essere bravi a lavorare da soli, mentre diventiamo scadenti nelle attività di branco. Ma si vince solo in branco. Da soli possiamo vincere qualche battaglia ma di sicuro si perde la guerra.
Recentemente ho pubblicato il mio 14° libro intitolato “Fortuna o Talento?” Nella ricetta della vita di Oscar Farinetti quanto talento imprenditoriale mette e quanta fortuna? Ci sono altri ingredienti?
L’incipit della sua domanda mi suggerisce un nuovo ingrediente fondamentale. Smetterla di parlare di sé e invece affrontare solo temi comuni, nel senso della comunità. Da troppo tempo la gente parla solo di sé, dei propri fatti personali. È giunto il tempo di occuparsi dei grandi problemi pubblici, senza personalismi, sciovinismi, egoismi. Ma non se la prenda, leggerò di sicuro il suo quattordicesimo libro. Anche perché sono curioso di conoscere il suo punto di vista sul rapporto talento/fortuna. Per quanto riguarda me, non saprei. Diciamo che il talento di cui sono perennemente alla ricerca è quello di riconoscere che intorno a me esistono talenti migliori dei miei … E copiare.
In una classifica dal primo al terzo posto, quali specialità italiane riscontrate di maggior gradimento all’estero? E in Italia?
Il primo è l’amore, il secondo è l’amore, il terzo è … l’amore. La principale caratteristica della grande cucina italiana è l’amore, il vero ingrediente trasversale di tutti i nostri piatti tipici. Amore per la materia prima, amore per le tradizioni, amore per gli accostamenti e gli abbinamenti, amore per la terra, amore per il contadino che la coltiva, amore per il cliente che ti ha scelto, amore per tutti gli altri attori che ti accompagnano nel mettere in scena la vera cucina italiana. Amare è un’altra fase fondamentale della vita. E la nuova parola che vorrei abbinare al concetto di amare è RIPARARE. Per esempio riuscire a costruire grandi piatti con gli avanzi, per esempio avere la capacità di ricostruire armonia dopo i momenti di tensione e di stress che sono frequenti nel mondo della ristorazione. Dobbiamo ricominciare ad essere capaci di riparare se vogliamo amare.
Attualmente la rete estera di Eataly copre, oltre al Canada, Stati Uniti, Germania, Francia, Svezia, Russia, Brasile, Turchia, Emirati e Arabia Saudita, Giappone e Corea del Sud. In base a quali criteri proprio questi Paesi?
Un solo (immane) criterio. Quello di aver compreso che tutto il mondo ha una voglia di Italia formidabile, e specie nel cibo. Esistono Nazioni dove è più facile, perché milioni di italiani sono emigrati nei secoli scorsi e hanno saputo diffondere la nostra maestria culinaria, come gli Usa, il Canada o il Brasile. In altri luoghi è meno facile, ma è solo questione di tempo. La semplicità, la bontà, la salubrità e la digeribilità della cucina italiana è destinata a sfondare ogni confine, Dunque apriremo in tutto il mo