CRISTINA SCOCCHIA, CEO KIKO
Intervista di Giorgio Nadali, per BEESNESS cartaceo n. 2 (Marzo/Aprile 2020)
Cosmetica. In crescita il business del Make Up in Italy
Yves Saint Laurent diceva che “Il trucco migliore per una donna è la passione. Ma i cosmetici sono più facili da comprare”. Ecco la ragione della crescita esponenziale dell’industria cosmetica in Italia.
Tre parole per definire il brand Kiko
Italianità, qualità, accessibilità.
In cosa fa la differenza Kiko?
KIKO è in grado di capire ed interpretate i gusti e le esigenze dei consumatori che sono sempre più sofisticati ed esigenti. Ed è in grado di offrire nuove esperienze di consumo anche con il supporto del digitale.
Perché 900 punti vendita Kiko con l’e-commerce in costante crescita?
Perché nel make up la possibilità di toccare e provare il prodotto è estremamente importante anche in un contesto di crescita a doppia cifra del digitale. I nostri negozi raccolgono in maniera magistrale tutte le caratteristiche del brand: la passione per la bellezza, l’attenzione per i dettagli, l’apertura verso il mondo della tecnologia, del digitale, della personalizzazione.
Quale contributo ha apportato l’ingresso del fondo di private equity Peninsula Capital?
Negli ultimi due anni abbiamo realizzato un rapido ed intenso piano di trasformazione e riorganizzazione industriale volto ad incrementare l’efficacia operativa e finanziaria dell’azienda. L’ingresso di Peninsula ha contribuito alla realizzazione dell’impegnativo piano industriale definito dal management e pienamente supportato dell’azionista di maggioranza.
Microplastiche bandite dai cosmetici in Italia, il divieto è diventato legge. Qual è la politica di sostenibilità di Kiko?
Nel 2018 abbiamo lanciato la collezione Green Me, una gamma completa di prodotti make-up e skincare formulati con percentuali altissime di ingredienti derivati da materie prime naturali e con packaging a basso impatto ambientale. È stato solo l’inizio, vogliamo ridurre l’impatto ambientale di tutti i nostri prodotti e degli espositori presenti nei nostri negozi.
Donne manager. In Italia sono solo il 29%, in coda alla classifica dell’Eurostat. In Lettonia superano il numero degli uomini con il 56%. Ci commenti questa frase di Oscar Wilde: “Date alle donne occasioni adeguate ed esse potranno fare tutto”
Seneca diceva che la fortuna non esiste, esiste il momento in cui il talento incontra l’opportunità. Fino a prova contraria il talento è equamente distribuito tra uomini e donne, ciò che non è equamente distribuita è l’opportunità di dimostrarlo. Ed è su questo che dovremmo lavorare. Dovremmo favorire una più equa distribuzione dei carichi familiari, incrementare i servizi di supporto alle famiglie e aprirci al lavoro flessibile…in questo modo permetteremmo alla meritocrazia di trionfare senza limitazioni di genere.
Cosa significa la parola “successo” per Lei?
Realizzare i propri sogni, qualunque essi siano, senza scendere a compromessi con i propri principi ed i propri valori.
Il top management è più un talento innato o uno skill acquisito?
Credo sia un talento innato che va però coltivato con impegno e passione.
Tre consigli alle giovani che aspirano alla sua carriera
Ai giovani in genere vorrei dare un solo consiglio: non permettete al vostro punto di partenza di definire quello di arrivo. Sognate in grande e provate a realizzare i vostri sogni con determinazione, impegno e tanta resilienza. Si può vincere o perdere ma vale sempre la pena di provarci con tutte le forze! Per le ragazze aggiungerei anche una postilla: non permettete agli stereotipi e ai pregiudizi di genere definire chi volete essere o chi volete diventare.
Yves Saint Laurent diceva: ““Il trucco migliore per una donna è la passione. Ma i cosmetici sono più facili da comprare”. Cosa ne pensa?
La personalità e la passione sono le armi più potenti e il make up è uno dei modi per esprimerli.
Intervista di Giorgio Nadali per FORTUNE ITALIA, pubblicata il 21 Febbraio 2020
Kiko nasce nel 1997 da un’idea di Stefano Percassi, uno dei sei figli di Antonio Percassi, il fondatore del gruppo di famiglia. Il primo punto vendita della nuova linea di cosmetici è costituito da un corner di 8 metri quadrati all’interno dello storico negozio Fiorucci di piazza San Babila, a Milano. La scelta iniziale colloca i prodotti in una fascia alta, le vendite non decollano, i prodotti sono ritirati e messi in svendita in uno dei centri commerciali della famiglia Percassi. Con i prezzi contenuti, le vendite s’impennano e i prodotti terminano in pochissimi giorni. Viene allora studiato un nuovo modello di business basato su prezzi bassi e prodotti di qualità adatti a tutte le fasce di età. Nel 2001 è firmata la joint venture con Inditex, la società spagnola proprietaria di Zara e per Kiko, ancora un piccolo marchio che all’epoca registra circa 2 milioni di euro di ricavi, è l’inizio di un periodo di successo
Qual è la mission di Kiko?
La missione di KIKO è offrire un’ampia varietà di prodotti, texture e colori, di grande qualità e ad un prezzo sempre accessibile. Grazie al suo DNA profondamente italiano, KIKO unisce la tecnologia e l’innovazione di prodotto con la creatività della moda e dell’arte del make up.
Quali sono i numeri con cui avete chiuso il 2019?
Il 2019 è stato un anno molto importante che ci ha permesso di concludere la prima fase del processo di trasformazione e riorganizzazione avviato nel 2018 al fine di aumentare l’efficacia finanziaria e operativa dell’azienda. Siamo molto soddisfatti dei risultati ottenuti: in due anni abbiamo quasi raddoppiato l’EBITDA e siamo tornati a crescere il like-for-like, il che dimostra l’efficacia delle nostre scelte strategiche.
Seneca disse “Frequenta quelli che potranno renderti migliore, accogli quelli che tu potrai rendere migliori. Insegnando gli uomini imparano”. Lei cosa ha imparato soprattutto in questi anni di management e cosa vorrebbe insegnare?
Ho imparato che un leader deve avere una visione strategica chiara, il coraggio di prendere decisioni anche difficili o rischiose ma soprattutto deve avere la capacità di creare una team forte in cui ognuno è motivato a dare il meglio di se’ per il raggiungimento del successo collettivo.
Va più fiera del titolo di Cavaliere della Legione d’Onore, del CEO Award o della sua stretegia manageriale?
La legione d’onore mi è stata assegnata grazie ai risultati raggiunti in L’Oreal Italia, il CEO Award grazie a quelli di KIKO. Sono onorata di aver avuto la possibilità di guidare aziende di questo calibro e per entrambi i riconoscimenti ringrazio tutte le persone che hanno lavorato con me. Nulla è possibile senza una squadra forte.
Quali sono i punti di forza di Kiko che ha permesso un’espansione del brand con 900 punti vendita?
Tra i punti di forza citerei in primis l’italianità. La nostra visione tutta italiana del concetto di bellezza è un punto di differenziazione innegabile. Noi cresciamo immersi nella bellezza e la riproponiamo in oggetti di moda e design che il mondo ci invidia. Questo è il nostro DNA: un concetto italiano di bellezza universalmente attraente. Ma non sottovaluterei neppure l’importanza della creatività. Oggi l’assortimento deve essere ampio, perché il mercato richiede molteplici opzioni creative, che portino ad una ricerca di inclusività. E la capacità di innovare con estro e creatività è sicuramente un tratto distintivo di KIKO.
Microplastiche bandite dai cosmetici in Italia, il divieto è diventato legge. Qual è la politica di sostenibilità di Kiko?
Nel 2018 abbiamo lanciato la collezione Green Me, una gamma completa di prodotti make-up e skincare formulati con percentuali altissime di ingredienti derivati da materie prime naturali e con packaging a basso impatto ambientale. È stato solo l’inizio, vogliamo ridurre l’impatto ambientale di tutti i nostri prodotti e degli espositori presenti nei nostri negozi.