Vuoi trovare un’amante passionale e fedele? I rituali di magia rossa del Buddhismo
tantrico Vajravana ti aiutano a trovare una yaksini. Grazie alla dea Kurukulla.
Provare per credere…
La magia amorosa buddhista consiste in metodi per sedurre un amante mediante rituali. Il Buddhismo, una tradizione nota per i suoi ideali di rinuncia e libertà dal desiderio, crea un posto per questo tipo di magia nel corso del suo sviluppo storico. Attraverso i secoli, i religiosi buddhisti hanno adottato e adattato tecniche rituali e magiche dall’ampio retroterra culturale nel quale si muovevano.
Perennemente in evidenza vi sono i rituali di guarigione, protezione, e abbondanza materiale. La magia d’amore è stata più lenta nell’entrare nel repertorio Buddhista. C’è una chiara evidenza che i primi laici buddhisti che portavano offerte ai santuari dell’albero (Bodhi) per ottenere un coniuge o della prole, ma non erano menzionati rituali specifici per ottenere un amante. Questi rituali sono apparsi nelle prime fonti attorno al VII secolo d.C. ottenendo uno spazio permanente da allora in poi. La magia d’amore appare nel contesto buddhista primariamente nel movimento tantrico, noto anche come Buddhismo Vajrayana, che ha guadagnato spazio nel VII secolo e si è diffuso dall’India all’Himalaya e all’Asia occidentale e meridionale.
La tradizione tantrica ha adottato come uno dei suoi obiettivi l’ottenimento di poteri magici (rddhi) e della perfezione spirituale (siddhi). Di conseguenza, le tecniche magiche hanno proliferato nell’ambiente tantrico. Un altro progresso nel paradigma tantrico è stato il suo miglioramento verso le pratiche laiche. I praticanti laici, sia celibi sia sposati, non erano obbligati ad adottare il celibato, lo stile di vita monastico per seguire seriamente le discipline yogiche e le arti magiche. La combinazione di uno spostamento dal celibato e l’apertura alla magia hanno creato le condizioni in cui la magia d’amore ha potuto prosperare.
Molti riti buddhisti di magia d’amore si trovano in associazione con la dea Kurukulla. La sua iconografia riflette questa specializzazione, nonostante essa si trovi anche in altre pratiche. La dea è rossa – il simbolo della passione e del desiderio nell’immaginario dell’Asia meridionale. Gli attributi che la identificano sono l’arco e le frecce ornate di fiori che la dea mostra nel suo paio di mani centrali (dato che non ne ha solo due). L’arco e la freccia hanno un’associazione antica con l’equitazione d’amore nella cultura indiana e compaiono nei sortilegi d’amore descritti nell’Atharva Veda (primo millennio a.C.). Kamadeva, il cupido indù, ha un arco con una freccia che usa per incitare il desiderio romantico e sessuale. Il possesso di Kurukulla di arco e freccia incrementa il suo ruolo di dea buddhista dell’amore.
Karakulla usa spesso una ghirlanda di fiori rossi e un pungolo per elefante per realizzare la sua arte magica. Dopo che le sue frecce hanno infiammato di desiderio il suo obiettivo, il suo cappio floreale lo avvolge con la passione e il suo gancio lo trascina verso l’amante. I riti della dea Karakulla prevedono diverse procedure magiche. Il colore rosso predomina nell’armamentario dei rituali per magnificare il potere di incanto e di attrazione. Il celebrante indossa indumenti e fiori rossi, usa un rosario rosso di legno di sandalo e celebra su un terreno rosso o sotto un albero a’soka con fioritura rossa.
L’oggetto sacro del cerimoniale, preferibilmente di rame, dev’essere coperto da un panno rosso e dei fiori rossi. Il diagramma rituale dev’essere disegnato con polvere rossa vermiglio oppure col sangue del celebrante, su di un panno rosso oppure su un tessuto tinto di rosso con sangue mestruale. I talismani devono essere legati da un filo rosso tessuto da una donna. Un elemento cruciale è l’invocazione di Karakulla mediante la recita di mantra (incantesimi). Il celebrante identifica poi l’oggetto di desiderio chiamandolo per nome o semplicemente col pensiero e s’immagina Karakulla che agisce per risvegliare l’ardore e l’affetto del soggetto. Un metodo comune è quello di immaginare la dea che scocca la sua freccia nel cuore dell’amante desiderato per poi portarlo al celebrante in uno stato d’innamoramento passionale. In visualizzazioni più complesse la dea distribuisce sciami di feroci api nere per intossicare ulteriormente il soggetto di passione e renderlo indifeso verso la seduzione. L’uso dei rituali è lasciato alla discrezione del celebrante.
Possono essere usati per trovare un amante, riconciliare un coniuge o ottenere un partner tantrico – immaginate gli intrighi che possono svilupparsi come quelli di una moglie virtuosa strappata dal suo letto coniugale o di un uomo comune spinto tra le braccia di una regina. Le arti della magia d’amore hanno fornito agli autori indiani molte trame coinvolgenti e i cercatori d’incantesimi di seduzione si sono mossi nel loro territorio letterario. Una caratteristica interessante della magia d’amore buddhista è di essere usata non solo per ottenere un amante umano.
Un amante può essere cercato tra diverse classi di spiriti e di esseri celestiali e divini. Questo riflette una credenza ampia induista che gli esseri non umani possano avere relazioni e rapporti sessuali con i mortali. Un tipo di essere soprannaturale che è molto presente nella magia d’amore buddhista è la yaksini, che è la parola sanscrita per uno spirito femminile della natura che risiede negli alberi, negli stagni e nei pozzi terreni e abita in un regno meraviglioso nel cielo. Alcune yaksini sono predatrici e pericolose, ma quelle di disposizione più benevolente sono ricercate come amanti e invocate per servire in questo ruolo mediante un rituale tantrico noto come yaksini-sadhana. Questa categoria di amore magico utilizza mantra, offerte e procedure rituali elaborate condotte in segreto o col favore della notte per invocare una yaksini.
Una volta invocato, lo spirito femminile apparirà di fronte al fedele in forma corporea e diverrà la sua consorte, o “moglie”. Una moglie yaksini sarà molto bella e adotterà qualsiasi forma desideri il fedele. La yaksini ha poteri magici e può realizzare ogni suo desiderio. Dotata del potere di volare, la yaksini porterà il fedele sulla sua schiena o su di un carro celestiale e insieme scorrazzeranno nella notte attraversando la terra e il cielo stellato. Una yaksini può visitare il suo sposo mortale sulla terra, giungendo ogni notte e lasciandolo la mattina, oppure trasportandolo nella sua casa celeste dove il fedele può consumare il nettare dell’immortalità e vivere con lei per migliaia di anni. Il piacere erotico è garantito. Le fanciulle soprannaturali hanno la passione del fare l’amore e possono dedicarsi all’unione sessuale per giorni e addirittura per anni portando una beatitudine inimmaginabile con il loro tocco. Avere una yaksini come amante consente al fedele tantrico di vivere fuori dai confini della società tradizionale e rimanere libero dalle responsabilità che una moglie umana comporta, ma allo stesso tempo avere una compagna, una moglie spirituale che può mettere in pratica i poteri magici e i godimenti soprannaturali che il fedele cerca .
I testi buddhisti Subahupariprccha Tantra (VII sec. d.C.) e Manjusrimulakalpa Tantra (VIII Sec. d.C.) contengono descrizioni dello yaksini sadhana il rituale per evocare uno spirito femminile mediante un mantra. Un rituale condotto per la gratificazione sessuale. Il testo specifica che la yaksini può assumere la forma desiderata dall’adepto e può soddisfare la sua libidine per tutta la notte. Entrambi i testi specificano che la yaksini può assumere la forma di un parente femmina, come la madre.
Giorgio Nadali
foto dell’autore, Hong Kong
(tratto da: Giorgio Nadali, “I segreti delle Religioni”, Youcanprint, Tricase, 2015, e-book)