10 cose da fare per conciliare business e amore

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di Giorgio Nadali

 

“Il meglio del vivere sta in un lavoro che piace e in un amore felice” (Umberto Saba). È possibile conciliare con successo le due cose?

 

1) Vi sono delle esigenze affettive basilari diverse per ciascun sesso che vanno capite e ricordate. Non tenerne conto apre a infinte incomprensioni, anche se sono in buona fede. Nelle coppie eterosessuali ricordati che l’altro sesso pensa in un modo diverso. Non migliore o peggiore, ma diverso. Lei non ragiona istintivamente come un uomo. Lui non ragiona istintivamente come una donna. Se è capace di fare così o è un coach oppure è uno sceneggiatore che scrive dialoghi del sesso opposto, ma non è il tuo caso. Quindi, scolpisci bene queste cose nella tua mente:

Per sentirsi amata una donna deve sentirsi: a) capita b) rispettata c) ascoltata d) speciale.

Per sentirsi amato un uomo deve sentirsi: a) stimato b) accettato c) importante d) necessario.

Per lui. “Ascoltata” non vuol dire che hai vagamente udito delle parole, mentre stavi solo pensando a come difendere il tuo orgoglio ferito. Si ascolta con il cuore, non con le orecchie. “Capita”. Non vuol dire che condividi tutto ciò che dice. “Rispettata”. Non vuol dire comprare la sua attenzione. È il rispetto che alza la quotazione. Vuol dire attenzione (“respìcere, in latino significa guardare”) al suo sentire senza invalidare il suo stato d’animo. Si rispetta ascoltando.

Per lei. Importante è lui qualsiasi cosa faccia. Fare sentire sinceramente importante qualcuno senza adularlo è un’arte essenziale per la comunicazione. Necessario. L’uomo è atavicamente “faber”. È miracoloso ciò che un uomo può fare quando si sente necessario. È lo stimolo migliore per farlo agire e migliorare, ma forse lo fai già con i tuoi dipendenti. La maniera migliore per stimolare qualcuno al miglioramento non è umiliarlo e criticarlo, ma fargli sentire che la squadra (in questo caso sei tu) ha bisogno di lui. Accettato. Non vuol dire che apprezzi ogni cosa che lui fa o dice. Ma se vuoi cambiare qualcuno, o meglio se vuoi che qualcuno (in questo caso, lui) cambi, prima apprezza ciò che fa di buono e dopo, ma solo dopo, suggerisci un’idea per migliorare. Non dimenticare che le frasi con il “ma” o  il “però” dette dopo un complimento lo rendono inutile. Prima suggerisci la tua, e dopo con il “però” dimostra il tuo apprezzamento: “Potremmo fare così, però sei veramente bravo in questo”.

Anche se sei una donna manager super emancipata, fagli sentire che hai bisogno di lui. Lascia la grinta da business woman in sala riunioni.

2) Per ottenere di più nella relazione, una donna deve prima apprezzare ciò che un uomo fa già – fossero anche cose molto piccole. Solo con l’accettazione e la stima un uomo è stimolato a dare e fare di più.

3) Evita di dare consigli non richiesti ad un uomo. C’è il pericolo di farlo sentire incompetente. Le donne si consigliano spontaneamente. Gli uomini no. Per correggerlo devi usare tatto. “Lo apprezzo, ma forse avremmo potuto fare così…”. Evita di dire: “Vedi? Hai sbagliato tutto”.

4) Quando una donna parla non prendere tutto alla lettera, anche se non sei un coach. Non vuol dire non ascoltarla, ma non prendere letteralmente alcune espressioni e soprattutto non farti colpire da queste nel tuo ego maschile.  “Non mi ascolti mai”, “Fai sempre così”. Certo, sono indicatori assoluti. Se vuoi innescare una lite, dì  pure “No, non è vero perché…”. Si chiama “mappa contro mappa”. Allo stesso tempo non ascolti e invalidi i sentimenti di chi si sta esprimendo, perché stai puntando tutto sulla tua difesa. Disastroso. Se sei un coach dì “Non ti ascolto mai, ho capito bene? Proprio mai? Ci sono volte in cui ti sei sentita ascoltata?”. Tuttavia non sei un coach, ma un amante, un marito o un fidanzato. Meglio se ascolti senza replicare. Calma. Non ti sta accusando. Sta solo riordinando le idee. La donna è analitica. L’uomo sintetico. Lei parla per capire. Lui parla per trasmettere la sintesi del suo pensiero.

5) Lui non è un uomo dell’età della pietra, ma certi istinti atavici rimangono nell’umanità. Quando lui è nella sua “caverna”, non disturbarlo. Non ti ha esclusa dalla sua vita. Ha bisogno di un momento solo per lui. È il momento peggiore per dire “parliamo”. In quel momento è l’ultima cosa che vuole fare. Rimanda, ok? Tornerà a comunicare con te tra poco.  La tua comprensione e la tua pazienza saranno ricompensate.

6) Apprezza i suoi sforzi. Lui è molto impegnato. Se ami un uomo di successo devi accettare che il tempo sia limitato, soprattutto se non ha frequentato un corso di time management. Siamo noi il padroni del nostro tempo. Ma tu hai capito che anche i suoi piccoli sforzi per ritagliare un tempo per voi vanno apprezzati moltissimo. Ricordati che un uomo che porta al cinema una donna si sente come se fosse lui il regista, lo sceneggiatore e il produttore del film. Dammi retta, apprezza ciò che fa e diglielo apertamente.

7) No al “Tu sei…”.  Evitiamo il più possibile la parolina di tre lettere che impatta a 100 all’ora contro il muro della propria identità e del proprio orgoglio, perché generalmente è detta in negativo. “Sei…”. Lasciamo il “sei” il più possibile alla matematica. Le critiche devono sempre essere costruttive e dette in modo che l’altro le recepisca. Altrimenti non sono critiche, ma solo sfoghi che gettano benzina sul fuoco. Se invece la dici al positivo, pensaci bene. Lui o lei è veramente la tua vita? Se sì, vai tranquillo.

8) Non c’è problema. A noi uomini i problemi piacciono. O meglio, ci piace trovare soluzioni ai problemi. Evita di dire a lei che non c’è problema. Resisti coraggiosamente all’ atavico istinto di fornire soluzioni seduta stante. Il problema può anche esserci e magari hai anche la soluzione. Aspetta. Prima dimostrati comprensivo e empatico. Solo dopo potrai indossare l’armatura per andare a sconfiggere il drago-problema per la tua donzella. Così non c’è problema.

9) Attendi. In caso di momenti di tensione è totalmente inutile una comunicazione logica. Attendi. Se una persona non è in grado di recepire un discorso o è in “sequestro emotivo”, attendi. Passerà. Dimostra empatia, comprensione silenziosa, evita di fornire soluzioni. Chi è in “K meno” non può ascoltarti in quel momento.

 10) Colpisci con la tua personalità. Da ultimo lascerei il trading al settore economico. Sono tanti gli uomini, anche intelligenti e di successo, che credono di impressionare una donna con la tecnica del pavone. Ci sono cose che non possono essere comprate. Non ricoprirla di regali. Non puoi comprarla, a meno che non voglia un rapporto mercenario. Il principe del film “Il principe e la ballerina” (1957) svela solo alla fine alla ballerina la sua posizione sociale, quando è sicuro dei sentimenti di lei. Oggi si fa troppo spesso il contrario. Si fa credere ciò che non si è per fare colpo. Colpisci con l’empatia, con la simpatia, con l’arguzia, con l’intelligenza, con la sensibilità, prima di correre da Bulgari. Potrebbe anche non essere necessario. Vinci per ciò che sei. Buon San Valentino!


Il Kama Shastra, la scienza sacra vedica del sesso

   Il Kamashastra è l’insieme dei testi sacri che riguardano il kama (amore), la sessualità e il godimento sensuale. Kama (amore) più shastra (insegnamento). Il Kamashastra, o scienza dell’erotismo, è attribuita al dio Prajapati, che l’ha trasmessa a Nandi, il toro del dio Shiva. Poi è passata a Svetaketu, a Sankha e a Babhravya. Quest’ultimo ha condensato la tradizione del Kamashastra in 150 capitoli suddivisi in sette adhikarana (sezioni) che formano la base della scuola sessuale induista. Gli adhikarana sono: principi generali, corteggiamento, unione sessuale, matrimonio, come rubare la moglie che appartiene ad altri uomini, le prostitute, le pozioni, i sortilegi, gli afrodisiaci, i mantra (preghiere), gli strumenti sessuali. I testi più importanti della Kamashastra sono il Kamasutra del monaco Vatsyayana (450 d.C.), l’Ananga-Ranga (“Teatro del dio dell’amore”) di Kalyanamalla (1460-1530 d.C.). Lo scopo di quest’ultimo non è quello di promuovere la promiscuità sessuale, ma l’armonia familiare (eccezione fatta per l’adhikarana che spiega come rubare le mogli degli altri). Altri importanti testi del Kamashastra comprendono il Kuttani-mata (“Lezioni di un ruffiano”) di Damodaragupta, il Samaya-matrika (“Il breviario della prostituta”) di Ksemendra, il Rati-rahasya (“Misteri della passione”) di Koka e il Pankasayaka (“Le cinque frecce”) di Jyotirisa (o Jyotirishvara). Esistono centinaia di testi popolari di Kamashastra nei quali le divinità indù si dilettano in varie posizioni sessuali come paradigmi per le prestazioni erotiche umane.

    «Gli uomini si dividono in tre classi: gli uomini lepre, gli uomini toro e gli uomini cavallo secondo la grandezza del loro lingam [pene]. Anche la donna, secondo la profondità della sua yoni [vagina], è una cerva, una giumenta o un’elefantessa. Da ciò segue che vi sono tre unioni uguali, cioè tra persone che si corrispondono in dimensione, e sei unioni inuguali, quando al contrario le dimensioni non si corrispondono. Si tratta dunque di nove casi in tutto: Uguali: Lepre/ Cerva, Toro/Giumenta, Cavallo/Elefantessa; Inuguali: Lepre/Giumenta, Lepre/Elefantessa, Toro/Cerva, Toro/Elefantessa, Cavallo/Cerva, Cavallo/Giumenta”. Così inizia la parte seconda del Kamasutra. Kama sta per piacere, amore, sesso, desiderio. Sutra sta per trattato. Le tre principali scienze umane indù sono le shastra: 1) Dharmashastra, la legge sociale, nota come Leggi di Manu o Manavadharmashastra. 2) La Arthashastra, la scienza politica e economica, attribuita a Kautilya. Un importante istituto universitario, il Chanakya Institute of Public Leadership basa i suoi insegnamenti proprio sulla Dharma Shastra indù per formare i suoi leader e manager. 3) Il Kamashastra, la scienza erotica. Le tre shastra rispecchiano i tre obiettivi della vita umana, i purushastra: (o trivarga): Kama (piacere sensuale, non solo sessuale), Dharma (legge morale) e Artha (Beni materiali). In sostanza sono la pietà (dharma), il profitto (artha) e il piacere (kama). Oppure “società, successo e sesso” o ancora “dovere, dominazione e desiderio».

Il Kamasutra (350 d.C.) non riguarda solo posizioni sessuali, ma anche pratiche indicazioni su come trovare un partner, commettere adulterio, mantenere il potere nel matrimonio, usare droghe e gestire cortigiane. Contiene anche dei geniali consigli di seduzione maschile, come ad esempio: «Strofinandosi con unguento tratto dalla pianta emblica myrabolans si acquista il potere di conquistare le donne a piacere» oppure: «Un osso di pavone o di iena, coperto d’oro e attaccato alla mano destra, rende simpatico un uomo», o ancora: «Mangiando polvere di nelumbrium speciosum, di loto azzurro e di mesna roxburghii, con burro chiarificato e miele, un uomo si rende piacevole». Sono presenti anche delle alternative tutte naturali al “Viagra” come: [l’uomo che vuole aumentare la sua potenza sessuale] «mescola del riso con uova di passero, poi, dopo aver fatto bollire il tutto nel latte, vi aggiunge del ghee [burro chiarificato] e del miele» oppure «latte zuccherato, radice della pianta uchchata, pepe, sciaba e liquerizia». Contiene anche pratici «consigli su come guadagnare denaro», come ad esempio: «Manterrà medici e ministri con qualche scopo». Le famose posizioni sessuali sono sessantaquattro, la maggioranza delle quali però richiede delle abilità acrobatiche.

La Kamashastra non si limita al Kamasutra, scritto da un monaco che viveva in assoluta castità, Mallanaga Vatsyayana. Altri importanti testi della scienza della passione sono: Il Ratirahasya o Kokashastra, scritto da Kokkaya (XIII sec. d.C.) dedicato al “come trarre il massimo dal sesso, goderselo e mantenere felice una donna”. Nei suoi quindici pachivede (capitoli) con ottocento versetti contiene pratici consigli sui baci, le donne straniere, sui tipi fondamentali di donne e sul “come guadagnare la fiducia di una ragazza”. Il “Rati” della parola Ratirahasya significa “fare l’amore” e occorre sempre ricordare che il ruolo della donna nel Kamashastra è sempre dominante. L’Anangaranga di Kalyanmalla (XVI sec. d.C.) contiene preoccupanti avvertimenti come «La donna di cui  i due piccoli alluci non toccano il suolo mentre cammina, perderà certamente il marito, e durante la sua vedovanza non sarà in grado di mantenere se stessa casta». Infine completano la libreria erotica del Kamashastra indù il Nagarasarvasva di Bhikshu Padamashri, il Pankasayaka di Jyotirishvara (XIV sec. d.C.) e il Ratiratnapradipika di Praudha Devaraja.

Giorgio Nadali


La simbologia sessuale buddhista tibetana e gli altri simbolismi sessuali delle religioni. V.M. 18

 Lao Tzu, fondatore del Taoismo diceva: «La gentilezza delle parole crea fiducia. La gentilezza dei pensieri crea profondità. La gentilezza nel donare crea amore». Fatto sta che le religioni mondiali usano spesso il simbolismo sessuale in miti e metafore, riti e rituali, storie e sculture, come mezzo per esprimere la relazione con il trascendente.

Un simbolo chiave nel Buddhismo tibetano Vajrayanico è la figura yab-yum, una coppia di divinità maschile e femminile intenti in un’unione sessuale, la quale rappresenta la nozione basilare buddhista che la saggezza e la compassione devono congiungersi per ottenere il nirvana. I seguaci più avanzati del Buddhismo tibetano possono anche usare la “mente beata” dell’orgasmo sotto condizioni disciplinate per comprendere la verità attraverso la “mente della luce chiara”. Nell’orgasmo la mente diviene completamente assorbita e la solita mente concettuale, le apparenze che la accompagnano si sciolgono lasciando la realtà fondamentale. Qui un vento fisico, piuttosto che una scultura, un dipinto o un’immagine, fornisce un simbolismo sessuale che punta verso il trascendente. In molte tradizioni – con eccezione del Buddhismo – il simbolismo sessuale religioso è unito con il linguaggio dell’amore, collocando questi simboli nel contesto di un amore che trasforma.

Gendün Chöpel è l’intellettuale più controverso del Buddhismo tibetano, autore del «Trattato sulla passione». Questa guida sessuale rivolta ai laici combina i classici erotici indiani come il Kamasutra con la cultura buddhista Vajarayana. Chöpel sostiene l’uguaglianza sociale per le donne, la valorizzazione del piacere sessuale femminile e l’esplorazione sessuale in un’etica di sostegno dell’amore. La sua prospettiva tantrica vede l’attività sessuale comune come base per un possibile sviluppo di una straordinaria intuizione, ponendo l’accento sulla compatibilità del piacere sessuale con l’intuito spirituale. Chöpel spiega che le sessantaquattro arti dell’amore intensificano il desiderio e l’orgasmo e possono aprire una porta sull’esplorazione della natura della coscienza. Nell’orgasmo la natura chiara della mente è più percepibile e questo sottile livello di coscienza dissolve l’apparente solidità delle percezioni ordinarie, sino a che anche il desiderio stesso viene trasceso. Le evocative descrizioni delle tecniche e posizioni sessuali fatte da Chöpel sono accessibili, giocose, femministe e un adattamento istruttivo degli alti ideali buddhisti alla vita di tutti i giorni.
L’Induismo ha quattro principi fondamentali : dharma (legge morale), kama (piacere), artha (potere, beni materiali), mokṣa (liberazione dalle rinascite). I testi che si occupano del kama compresi il Kamasutra di Vatsyayana (monaco che viveva in castità assoluta, ma dotato di viva immaginazione – 300 d.C.) descrivono il piacere sessuale invocando parole come rasa (gusto estetico), bhava (atteggiamento emotivo), rati (passione), priti (amore), raga (attaccamento) e samapti (orgasmo). Un’altra parola sanscrita molto usata per descrivere il principio del piacere sessuale è bhoga (godimento) e si riferisce anche ad altri situazioni come il consumo di cibo. Il piacere va vissuto in gioventù, preferibilmente nella grhastha-asrama (vita matrimoniale) per donare la vita. Il matrimonio può essere celebrato (e non consumato) anche da bambini. Dopo aver assolto gli obblighi genitoriali è possibile abbracciare la vita ascetica celibataria (samnyasa-asrama).

Lo Zohar, un testo ebraico cabalistico caratterizza l’idea ebraica della sacralità del sesso suggerendo che l’Essenza Divina “riposa sul letto nuziale” quando la coppia è “unita nell’amore e santità”. Nell’Induismo un linga (pene) come il Shiva linga di marmo del famoso tempio Kandariya Mahadeva di Khajuraho (India) è collocato nel garbhagriha (luogo più interno del tempio indù) per ricordare al devoto che la completezza assoluta dell’unione dei principi maschile e femminile. Lo stesso simbolismo è usato nell’Ebraismo (Zohar) perché la Shekhinah (presenza divina) si rivela al lettore della Torah (l’amante) come fanciulla nascosta in una camera segreta del palazzo, come la garbhagriha indù. Nell’Induismo il linga (pene) che posto al centro della yoni (vagina) nello linga-yoni dei templi rappresenta l’unione del dharma (legge) con la shakti (potere) e tutta la shakti (con soddisfazione delle lettrici) è sempre femminile. Il grembo punta al Brahman (la realtà ultima) e il linga-yoni punta alla generazione della vita da Brahman e l’unione ultima in Brahman dei diversi elementi apparenti del mondo, maschile e femminile.

Nell’Islàm le houris, fanciulle che allietano i devoti maschi in paradiso hanno il nome di Dio scritto su un seno e il nome del marito sull’altro [o eventualmente sino a quattro nomi dei quattro mariti su un seno?

Anche nel Cristianesimo la simbologia sessuale non manca, soprattutto presente nel Cristianesimo medievale delle “spose mistiche” come Santa Teresa d’Avila. Bernini rappresenta nella sua Estasi di Santa Teresa l’incontro con Dio che le appare come angelo con una lancia. Tradizionali simboli fallici sono la lancia, la freccia e il serpente e nel caso di Angela da Foligno di una falce che la riempie con inestimabile sazietà.

Unito al linguaggio dell’amore il simbolismo religioso sessuale evoca anche la reciprocità della relazione, il desiderio di divenire complementari al divino, com’è evidente nella nozione ebraica di sesso sacro, nell’iconografia indù della coppia divina come Shiva e Parvati o Krishna e Radha, ma anche nella simbologia dello yin-yang taoista.
La Sahajiya, una setta tantrica del Bengala usa il coito rituale (maithuna). Lo scopo del sesso rituale di Sahajiya è di trasformare il desiderio (kama) in amore (prema) e va fatto con una parakiya, una donna non sposata o impegnata con un altro. Non vi è però eiaculazione perché il seme va diretto in altro verso la susumna nadi (canale del corpo che collega i chackra, punti vitali) al sahasrara padma dove viene goduta la beatitudine di Radha e di Krishna.

L’enorme varietà nell’uso del simbolismo sessuale è evidente, ma non è usato allo stesso modo in tutte le religioni. Nell’Induismo e nel Cristianesimo le immagini sessuali servono come puntatori verso una realtà trascendente, mentre nel Buddhismo sono strumenti per svuotare la mente e raggiungere il nirvana la “pienezza dello svuotamento”. Un aspetto importante delle tradizioni asiatiche è il posto preminente che viene dato al femminino sacro, forse in parte perché la religione induista proviene da culture agresti più orientate verso le donne. Vi è un contrasto con le culture maschili del Medio Oriente, all’interno delle quali sorse il monoteismo occidentale orientato verso i maschi, dove predomina il modello di maschio come pastore. In ogni caso, nonostante questa evidente diversità vi è un “estetico erotico” nell’utilizzo umano del mito e del simbolo, della danza e della musica, della storia e della teologia, della pittura e della scultura che puntano verso il divino.

Le immagini erotiche si sono trasferite nella vita monastica cristiana, ma anche nel Giudaismo hassidico, in una rappresentazione erotica dell’incontro tra l’umano e il divino. All’interno della tradizione cabalistica giudaica, nonostante le immagini erotiche non siano usate per rappresentare l’incontro tra umano e divino, come sostiene lo studioso Gershom Scholem, Dio viene visto come il centro della sessualità: «in Dio vi è un’unione dell’attivo e del passivo, procreazione e concepimento, da cui proviene tutta la vita e la beatitudine». Nella tradizione islamica troviamo una simile estetica erotica in Rumi, il più grande dei poeti e mistici persiani. […] Infine un’altra forma occidentale per comprendere la relazione tra umano e divino in chiave erotica si trova nel famoso testo cabalistico mistico giudaico, lo Zohar o “Libro dello Splendore”. Anche se non eroicizza direttamente la relazione tra umano e divino, lo fa indirettamente delineando la stessa Torah come l’amante del lettore devoto alla sua lettura.

Duti puja

Nel tantrismo il duti puja è l’adorazione di una bella donna, che comprende il pancamakara. Il rito noto come pancamakara o dei “cinque essenziali” è officiato con cinque ingredienti che in sanscrito iniziano con la “m” e di cui solo i primi quattro si comprano al supermercato: grano (mudra), pesce (matsya), liquore (madya), carne (mamsa), e rapporto sessuale (maithuna). Viene anche definita come “Eucaristia Tantrica”. Lo scopo del rito è di svegliare i poteri spirituali e di soddisfarli. Sono invocate le divinità: Shiva e Shakti, Mahadeva e Mahadevi, Bhairava e Bhairavi. Le coppie cosmiche.

La coppia siede di fronte ad un fuoco. La donna alla sinistra del suo compagno. Il lato sinistro è infatti femminile, quello destro, maschile. La coppia inginocchiata unisce le mani nel tradizionale gesto di saluto namaste. Gli elementi vengono in parte versati nel fuoco e in parte imboccati alla partner, che rappresenta la divinità. Fatto questo la coppia gira intorno al fuoco tre volte e mezza, tante quante le spire della kundalini, l’energia sessuale. La donna è ritualmente elevata e purificata allo stato delle dee (Devi) mediante la meditazione e il nyasa. Il nyasa è il rituale che pone delle preghiere (mantra) o lettere sul corpo mediante il tocco o la visualizzazione, rendendolo divino e riempiendolo col potere della Shakti (il potere creativo di Shiva rappresentato dalla sua consorte). Poi ogni parte del corpo della donna viene adorata, in particolare il volto, i seni e l’organo genitale (yoni). Le sono offerti alcol, carne cotta e pesce. Il rituale culmina con il rapporto sessuale (maithuna) dell’adepto con lei. Nel coito (maithuna) la donna deve avere il controllo. L’unione è simbolica dell’unione del dio Shiva con la sua Shakti. Il maithuna rappresenta lo stato assoluto di beatitudine.

In contrasto con la concezione occidentale, nella tradizione asiatica le femmine e quindi le devi sono viste come attive, immanenti e accessibili, mentre le divinità maschili tendono ad essere passive e (come in Occidente) trascendenti e non facilmente accessibili. Da ciò deriva la forma iconografica più importante dell’Induismo, il linga/yoni shivaita, è sia una forma iconografica parziale con un volto sul linga [pene], sia una forma aniconica che simboleggia l’infinito. In maniera significativa in questa immagine estetica erotica il linga si erge dalla yoni mettendo in evidenza un simbolismo generativo più profondo all’interno del simbolismo sessuale e illustra la fondamentale dottrina induista per la quale tutto il potere è femminile (ad esempio la shakti) e di conseguenza l’energia maschile non è incipiente, ma costantemente reindirizzata dall’energia femminile.

Le tradizioni cinesi condividono una visione simile dell’estetico erotico nella complementarietà dei principi maschili e femminili dello yin e yang. In questa visione è importante che tutto lo yin ha un po’ di yang e viceversa. Perciò lo yin [femminile]e lo yang [maschile] sono interdipendenti e l’ideale è di evitare la contrapposizione e ottenere un bilanciamento tra loro. Nelle tradizioni cinesi, il Taoismo aggiunge anche l’idea della Grande Madre e che la femmina ha un’inesauribile forza vitale che può dare nell’unione.
L’uso del simbolismo sessuale non significa che Dio abbia un corpo, ma deve esserci qualcosa di letterale nel simbolismo e questo implica che Dio può essere letteralmente concepito sia come personale sia come sessuato.

Giorgio Nadali

direttore@oltre.online

Giorgio Nadali, “Sessualità, Religoni e Sette. Amore e Sesso nei Culti mondiali”, Armando Editore, Roma, 1999

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Segreti taoisti a luci rosse per allungare la vita. V.M. 18

Lo Huang-Ching è l’esercizio sessuale taoista per prolungare la vita. Il suo nome significa “far tornare indietro il seme”. Il fedele fa circolare nel corpo l’essenza (ching) unita al respiro (ch’i) portandola dall’alto al basso cinabro (tan-t’ien) per rinforzare il cervello (pu-nao). Viene praticato evitando l’eiaculazione durante il rapporto sessuale. Nello Huang-Ching pu-nao l’uomo cinge, immediatamente prima dell’eiaculazione, la radice del pene con due dita, respira profondamente con la bocca e digrigna i denti. Grazie a ciò il seme può salire nel più alto campo di cinabro (tan-t’ien) del cervello.

L’effetto di ringiovanimento di questo metodi si basa sulla fusione del seme (ching) con l’energia vitale (ch’i).
Questa fusione ha luogo, secondo la teoria, nella trachea, dove sale l’essenza, oppure dal basso campo di cinabro, dove scende il respiro. Così fusi, entrambe circolano nel corpo finché vengono di nuovo condotti dal basso all’alto campo di cinabro, più precisamente, nella parte del campo conosciuta come Ni-huan; attraverso ciò il cervello viene rinforzato. Il metodo funziona. L’ha provato l’’imperatore giallo Huang-ti che lo applicò quando ebbe rapporti sessuali con milleduecento concubine, una dopo l’altra, senza riportare danni alla salute. In sostanza nove giorni di rapporti sessuali ininterrotti, 24 ore su 24… Provate!

Il metodo dello Huang-chi pu-nao è conosciuto dal tempo della dinastia Han ed è molto diffuso anche oggi e può essere usato con facilità anche da chi ha meno di milleduecento concubine. La maggior parte delle opere taoiste sottolinea che, in questa tecnica, non si tratta del seme in sé, ma dell’essenza dello stesso, perché esiste già prima del seme materiale. Il processo dello Huang-chin pu-nao inizia al momento dell’erezione e del risveglio dell’energia sessuale. Infatti, secondo la concezione taoista, l’erezione non è necessariamente collegata all’attività sessuale; è soprattutto indizio del fatto che l’energia è presente nel corpo in maniera sufficiente, e può circolare liberamente. L’erezione può sopraggiungere anche quando colui che pratica la meditazione raggiunge una condizione libera da pensieri e desideri… Forse. Concepito in questo senso, il metodo di lasciar tornare indietro il seme per “rinforzare il cervello” può essere praticato anche da quei taoisti che non hanno molte concubine come l’Imperatore di Giada o che rifiutano le tecniche sessuali.

Un termnine taoista collettivo indica molto chiaramente quali sono queste tecniche sessuali. È Fang-chung shu, cioè le “arti della camera interna”. Queste tecniche sono importanti perché uniscono l’utile al dilettevole. Grazie al sesso fanno realizzare il Tao e raggiungere l’immortalità (Ch’ang-sheng pu-ssu). E non è poco. Le differenti tecniche sessuali taoiste mirano ad alimentare e a conservare il seme, l’essenza (ching), perciò il discepolo ha bisogno dell’energia dell’altro sesso, dal momento che solo sotto l’influsso dello Yin femminile, l’uomo può rinforzare il suo Yang e viceversa. I metodi più importanti per alimentare il ching consistono nell’evitare l’eiaculazione e nel “ritrarre il ching” per “rinforzare il cervello”.

Pratiche sessuali collettive sono attestate sin dalle antiche scuole taoiste. I seguaci del Taismo dei cinque stai di riso (Wu-tou-mi Tao) e della via della pace suprema (T’ai-pin’g Tao) praticavano la cosiddetta fusione del respiro (Ho-ch’i). Un elemento sostanziale nei metodi sessuali è lo scambio di energie. Per rafforza il suo Yang l’uomo può durante il coito bere molte energie Yin, che si riflettono fortemente sulla propria energia, sotto la lingua o dal seno della donna. Ma le essenze più potenti vengono sprigionate durante l’orgasmo. L’uomo le coglie con il suo pene nella vagina della donna e la donna con la vagina dal pene dell’uomo.

Questo scambio di Yin e Yang assicura la salute e allunga la vita. Spesso però le esigenze superano lo scambio e l’accumulo di energia passa in primo piano. Il discepolo taoista deve allora imparare, per evitare l’eiaculazione, a trattenere tutto il suo ching nel corpo. Contemporaneamente deve preoccuparsi di portare più volte all’orgasmo la sua partner per poter quindi prenderne l’energia Yin sprigionata. L’uomo può l’efficacia di questa tecinca avendo rapporti con molte diverse partner giovani e belle, uno dopo l’altro. Il leggendario imperatore giallo (Huang-ti) secondo la tradizione fece l’amore con milleduecento concubine senza riportare danni alla salute perché sapeva bene come evitare l’eiaculazione. Il livello successivo è costituito dalla ritrazione del seme per rinforzare il cervello. Questa tecnica è stata praticata anche come esercizio preliminare alle pratiche meditative di respirazione del Taoismo che si propongono lo sviluppo di un “embrione sacro” (Sheng-t’ai), l’anima immortale del fedele taoista.

Queste tecniche sessuali sono state certamente praticate a danno delle partner femminili. Perciò un’altra tradizione insegna che entrambi i partner devono frenare l’orgasmo e aspirare a un più alto livello di unione. Un testo afferma che per vivere a lungo, senza invecchiare, un uomo deve prima giocare con la donna. Egli deve bere il liquido di giada, ossia deve bere la sua saliva; così in entrambi la passione cresce. Poi l’uomo deve premere con le dita della sua mano sinistra il punto P’ing-i.

(Il punto P’ing-i si trova circa 2,5 cm. sopra il capezzolo del seno destro ed è anche indicato come “Yin presente in Yang”). Nel suo (basso) campo di cinabro (Tan T’ien)… egli deve immaginarsi un’essenza chiara, rossa, dentro gialla e fuori rossa e bianca. Quindi si deve immaginare che questo liquido si divida in sole e luna, che si muovano nella sua pancia e che raggiungano nel suo cervello il punto Ni-huan, dove le due metà poi si ricongiungono.

Questa simbolica ritrazione del seme culmina dunque nell’unione del principio maschile e femminile, rappresentato dal sole e dalla luna. L’arte cinese presenta innumerevoli simboli sessuali. La pesca, con il suo intaglio interno, rappresenta la vulva femminile. Altri simboli per la parte femminile sono vasi, nuvole, fiori di peonia aperti, funghi, la tigre bianca, stelle reniformi ecc. Simboli per la parte maschile sono, tra gli altri, la giada, le pecore, formazioni rocciose che ricordano il fallo, il drago verde, il colore verde, la fenice.

Giorgio Nadali

Italiadagustare


Chiese cristiane e culti a luci rosse

Esistono chiese cristiane a luci rosse? Sì…

Oneida

Fondata da John Humpherey Noyes nel 1831. (Vermont, Stati Uniti)

Insiste sulla continenza maschile. Il termine esatto è coitus reservatus. Il rapporto sessuale non deve mai condurre all’eiaculazione. «Il nostro metodo – sosteneva Noyes – insegna agli uomini la ricerca dei piaceri spirituali del sesso, lasciando la parte più sensuale del coito ad occasioni più adeguate». Troviamo un’analogia con la pratica taoista: «Se un uomo compie l’atto (sessuale) senza emettere seme (ching), allora la sua essenza Yang sarà forte. Se lo fa due volte, il suo udito e la sua vista saranno acuti. Se lo fa tre volte, ogni malanno sparirà… Se lo fa dieci volte, sarà come un Immortale». La pratica trovò scarsa attuazione nella setta.

Molto più apprezzato è il matrimonio di gruppo, chiamato “matrimonio complesso”. Esplicito è un testo del 1867: «Abbiamo lasciato la forma semplice del matrimonio… l’onore e la fedeltà che che costituiscono un matrimonio ideale possono esistere sia tra duecento sia tra due». (Oneida Community Handbooks).

Tra le loro credenze:

Matrimonio complesso. Ogni uomo è sposato ad ogni donna.
Continenza maschile. Coito senza eiaculazione.
Ascending Fellowship. I “membri centrali” della setta iniziano le vergini al matrimonio complesso.

Shakers (The United Society of Believers)

Fondati da Ann Lee nel 1772 a Manchester, Inghilterra.

Ann Lee era convinta di essere la reincarnazione femminile di Gesù Cristo.

Mentre si trovava in prigione a Manchester, nel 1770, ebbe una visione di Adamo ed Eva che nel giardino di Eden si gustavano i piaceri del sesso… A quanto pare la visione fu così scioccante che la convinse dell’origine del peccato… Una successiva visione di Cristo le rivelò che la lussuria è l’origine del peccato.

Vivono in comunità isolate nel Maine (Stati Uniti) in castità assoluta. Le comunità organizzate di Shakers, influenzate dai Quaccheri, fornirono lo spunto a molte teorie sociali, da quelle di Robert Owen a quelle di Friedrich Engels.

Bambini di Dio (The Family)

L’Induismo ha, tra le religioni tradizionali, il maggior numero di riferimenti sessuali espliciti. I Children of God non hanno nulla a che fare con esso, anzi, provengono dal Cristianesimo. Ma del sesso hanno fatto la loro bandiera. Il loro motto è tutto un programma: «Il sesso è per Gesù». Alleluja!

La “setta più sessuale del mondo” è stata fondata nel 1969 da David Brandt Berg (1919-1994), pastore della Christian and Missionary Alliance degli Stati Uniti. Dio cambiò il nome (e quindi diede una nuova missione) a Giacobbe-Israele. David Berg il nome se lo cambiò da solo in Mosè (Moses) Berg, detto “MO”. Suonava meglio. Qualcuno disse che era suonato anche lui. Perché? Forse a motivo del proclamato “Adescamento per Gesù” introdotto nel 1974: le “Bambine di Dio” si prostituivano gratuitamente per trovare nuovi seguaci. Fu chiamata in seguito pesca amorosa (FFing, Flirty Fishing), dal passo evangelico «vi farò pescatori di uomini» (Mt 4,19). Il fondatore scrisse nel rapporto annuale del 1979 che «le (Ffers – Flirty Fishers) pescatrici amorose diedero testimonianza a più di un quarto di milione di anime, ne amarono più di venticinquemila e ne convertirono al Signore circa diciannovemila”. Nel 1977 Berg e la sua segretaria Maria (seconda moglie in poligamia) furono citati in giudizio per questa “forma di proselitismo”. Erano comunque proibiti sia il reggiseno sia la gonna o qualsiasi indumento “sexy”, durante la pesca amorosa. Parola di “MO”. Era sufficiente «farsi tutto a tutti» per rendersi attraenti, secondo la Parola di Dio: «Mi sono fatto tutto a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno». (1 Cor 9,22) Ma di certo San Paolo non intendeva in quel senso…

Se qualche lettore è già in partenza per andare ad incontrare le “Bambine di Dio” è meglio che sappia che nel 1987 la pesca amorosa fu abbandonata a causa delle critiche e dei pericoli dell’AIDS. I Bambini di Dio stimano che la flirty fishing raggiunse un milione di persone. Duecentomila divennero adepti in seguito a contatti sessuali. La pesca amorosa divenne DFing (Daily Food Fishing) insistendo più sulla predicazione della Parola di Dio (Cibo giornaliero – Daily Food).

Nell’aprile 1980 Moses Berg stabilì che i bambini (nel vero senso della parola) dovessero sposarsi e unirsi sessualmente appena fosse loro fisicamente possibile. In seguito arrivò a sostenere che né l’incesto, né il sesso con i bambini in grado di farlo, fosse proibito da Dio e che non doveva sussistere alcuna età né limitazione relazionale all’attività sessuale.

I Bambini di Dio respingono i principali dogmi del Cristianesimo e professano il sesso “libero” come “dono di Dio”.

Gli attuali dodicimila Children of God o The Family vivono in settanta colonie nel mondo. Tra le loro credenze vi sono:

Gesù ebbe relazioni sessuali con Marta e Maria, le sorelle di Lazzaro.
Il piacere sessuale, dalla masturbazione al coito è un dono di Dio. E’ un’attività che va pienamente goduta come scopo di vita.
Lo Spirito Santo ha una natura femminile e viene chiamato “Santa Regina dell’amore”.
I membri (di ambo i sessi) devono masturbarsi fantasticando un’unione sessuale con Gesù.
L’Arcangelo Gabriele ebbe un rapporto sessuale con la Vergine Maria al momento dell’annunciazione. (The Gabriel doctrine)

Mosè Berg, considerato il “profeta della fine del tempo” inviato da Dio, comunica alle comunità con le letttere di MO aventi per tema centrale… c’era da dubitarlo? Il sesso. Perché Dio è amore ed è Colui che creò il sesso. Fatto sta che “MO” (antisemita) incoraggiò l’omosessualità, l’incesto, l’adulterio, la fornicazione, la pedofilia, la poligamia…

Secondo “MO” Berg «Abbiamo un Dio sexy ed una religione sexy ed un leader sexy. Così, se non vi piace il sesso fareste meglio ad andarvene».

Moonisti

Chiamati anche “Associazione dello Spirito Santo per l’Unificazione del Cristianesimo Mondiale”. Fondati da Sun Myung Moon nel 1954. Apparizioni? Certo, a sedici anni gli apparve Gesù mentre era in preghiera su una montagna della Corea del Nord. I principi della chiesa gli erano stati rivelati da Cristo, da Mosè, da Dio e da Buddha. Cose che noi poveri mortali neanche ci immaginiamo. Purtoppo sua moglie non lo capì e lo lasiò proprio mentre era tutto intento a fondare in Corea del Sud la Chiesa Unificazionista. E non solo quella. Una rete di industrie miliardarie e la Federazione Internazionale per la Vittoria sul Comunismo. Nel 1972 gli apparve ancora Gesù: doveva preparare il suo ritorno.
Moon è stato uno dei cento coreani che si sono proclamati “Il Cristo” nel XX secolo. Un vizietto nazionale? Gesù lo aveva predetto: «Sorgeranno falsi Cristi e falsi profeti». (Lc 24,24), ma si sa, tanti cristiani non hanno neppure una Bibbia in casa, figuriamoci leggerla. Risultato: due milioni di membri seguono Moon, in 120 paesi. I fedeli raccolgono 200 milioni di dollari la settimana per la beneficienza all’impero di Moon, nuovo Cristo.
Ma che c’entra il sesso? La salvezza si ottiene in tre modi a scelta: Rapporti sessuali con Moon, per le donne. Rapporti intimi con donne unitesi con Moon, se uomini. Lavorare a tempo pieno per l’Associazione e bere il sangue di Moon (due gocce in 300 litri con altri 21 ingredienti) alla cerimonia del matrimonio collettivo.
«Dato che Moon era un uomo puro, il sesso con lui serviva a purificare il corpo e l’anima, e i matrimoni degli adepti erano invalidi sino a quando le spose giacevano con Moon». (The Spirit of Sun Myung Moon, Zola Levitt, p. 13). Lui e sua moglie si cosiderano i veri genitori dell’umanità. Riesce a far convivere il suo ideale di pace mondiale pacifista con la proprietà della maggiore industria coreana di armi. Moon in persona forma le coppie e le sposa. Loro si fidano. D’altra parte… Dio li fa e poi li accoppia e per loro Moon è un dio. Nel 1970 egli celebrò contemporaneamente settecentonovantuno nozze a Seul. Nel 1992 sposò simultaneamente trentamila coppie, di cui ventimila in uno stadio e diecimila via satellite. Nel 1995 sposò altre trecentosessantamila coppie in un sol colpo. Ma oggi come allora i coniugi devono aspettare a consumare il matrimonio per tre anni, per purificare il sangue della prole. I rapporti prematrimoniali sono proibiti e il divorzio è consentito solo se uno degli sposi lascia la setta.

 

The Way International

Fondati da Victor Paul Weirwille nel 1942 a Knoxville, Ohio, USA.

Se per i “Bambini di Dio” il concepimento di Gesù avvenne per opera (sessuale) dell’Arcangelo Gabriele, lo stesso fatto per questa setta avvenne per mezzo dell’unione fisica tra lo Spirito Santo e Maria. Inoltre, Giuseppe e Maria ebbero rapporti prima della nascita di Gesù.

Raeliani

Presenti anche in Italia. Ufo e sesso. Culto fondato da Rael (al secolo l’ex giornalista Claude Vorilhon) in Francia. Nel dicembre 1973 un piccolo alieno nel cratere del Puy de Lassolas, nei pressi di Clermont-Ferrand lo avvicina e lo invita a ripresentarsi all’indomani con la Bibbia per spiegargli le verità dell’Antico e Nuovo Testamento. Credono che la salvezza provenga dagli extraterrestri, creatori del genere umano. Traducono il termine biblico Elohim (Dio) con “coloro che vennero dal cielo”. I quarantamila adepti in ottanta paesi credono che usando del DNA gli scienziati alieni avrebbero creato la terra. Nel 1997 la setta ha fondato la Valiant Venture, Ltd., per offrire un servizio di clonazione alle coppie sterili e omosessuali.

I raeliani praticano la “meditazione sensuale” per sviluppare i sensi. Tecniche insegnate a Rael dagli extraterrestri per decondizionarsi, disinibirsi godendo ogni sensazione col massimo piacere. Non è una vera e propria meditazione, ma la presa di coscienza del proprio corpo mediante l’unione fisica con uno o più partner del proprio o dell’altro sesso. Il raelismo condanna il matrimonio e insegna la massima libertà sessuale in cui tutto è permesso, orge comprese. Predicano il divorzio dai genitori, la masturbazione come tecnica disinibente. Giustificano l’aborto, l’omosessualità e l’eutanasia. Loro simbolo è il manji, (la svastica buddhista che Hitler adottò invertendone il senso), circondata dalla stella di Davide. La “Chiesa Raeliana” attende una visita degli extraterrestri entro quaranta anni e si dedica alla promozione del piacere sensuale. Gli amanti degli alieni hanno distribuito migliaia di preservativi davanti a diversi licei cattolici di Montreal (Canada), nel 1992. L’anno seguente hanno tenuto un seminario sulla masturbazione, di cui ovviamente si sono occupati molti media. Immancabile l’appuntamento annuale in luglio nel Quebec (dove vive Rael) per il convegno nudista.

Chiese

La Relevant Church è una “chiesa cristiana moderrna”. Si ritrova presso il Club Italiano di Ybor City, in Florida, Stati Uniti. Si rivolge a studenti universitari, professionisti e famiglie giovani. La loro missione è “renderti facile la strada per venire in chiesa”. “Vogliamo che sperimenti della bella musica, messaggi di incoraggiamento, gente amichevole”. E così un bel sito che si apre con musica rock cristiano dei Tenth Avenue South, sfondi particolari da realtà urbana e una nuova proposta che farebbe esclamare al Papa “Oh, mein Gott” (Oh, mio Dio!”). La 30 days Sex Challenge” (“Sfida Sessuale di 30 giorni”) del pastore Paul Wirth e di sua moglie Susie. Insomma, una chiesa freak. il libro 30daysexchallenge si rivolge alle coppie per aiutarle nella riuscita spirituale, emozionale, sessuale, fisica. Con un “approccio olistico” Relevant vuole costruire l’intimità della relazione e ridare alla coppia una fresca passione. Wirth chiede ai suoi fedeli di trasformare ogni giorno un verso della Bibbia in amore passionale.

Il Sacred Sex Weekend (Fine settimana del sesso sacro) è invece l’iniziativa della grande chiesa texana Fellowship of the Woodlands. I fine settimana di sesso sacro hanno lo scopo di indicare una vita sessuale in armonia con Dio.

In programmi come “40 Nights Great Sex” (40 notti di grande sesso), della New Direction Christian Church di Memphis, Tennessee, il pastore di colore Stacy Spencer e sua moglie Rhonda organizzano ritiri in convento con 252 coppie sposate per discutere di pratiche sessuali matrimoniali molto esplicite…

Al suo opposto c’è la Chiesa antiporno delle tre X che opera a Las Vegas, USA. Ti fa anche un test online. La missione di questa chiesa evangelica è quella combattere la porno-dipendenza. Non male per una chiesa che ha sede nella capitale del vizio. Ma gli adepti non si limitano a proclami moralistici: organizzano conferenze in college, chiese e centri di comunità. «Las Vegas è la città del peccato ed è qui dove dobbiamo essere» dice convinto Craig Gross, il fondatore. Tra gli annunci online della chiesa vi è una ricerca di ragazze per un lavoro part time da gennaio a maggio: il lavoro consiste nel convincere le persone a non entrare nei bordelli e locali di strip di Las Vegas. Il colorato pulmino della chiesa con scritta XXX Church.com gira per la capitale del vizio per redimere pecorelle smarrite. Mostra video di testimonianze online di ex dipendenti dalla pornografia. Strip Church le pensa proprio tutte per redimere dal vizio. Offre passaggi gratis all’aeroporto per chi ha finito il soggiorno in hotel e bevande gratis a chi entra nei loro gazebo situati negli alberghi, per poter visionare video di testimonianze di chi ha sconfitto il vizio.

I cattolici lo fanno meglio?

Basandosi su di un’inchiesta condotta tra 5.700 persone Andrew Greeley, autore del libro “Sex. The Catholic experience”, sostiene che i cattolici siano più liberi in confronto al sesso, rispetto ad altre confessioni cristiane. La sua inchiesta su coppie americane sposate sostiene che: Più di due terzi dei cattolici hanno rapporti sessuali, in confronto al 56% dei non cattolici. Tra le persone anziane, la metà dei cattolici dai cinquantacinque anni in su riferisce attività sessuale almeno una volta la settimana, in confronto al 40% degli altri. I cattolici si posizionano meglio riguardo alla scala di sensualità. Il 30% di cattolici riferisce di aver acquistato abbigliamento sexy talvolta o spesso, in confronto al 20% dei non cattolici. Anche i single cattolici sono più attivi rispetto ai protestanti. Solo un terzo di single cattolici adulti ha riferito di essere rimasto in castità durante l’ultimo anno, in confronto al 43% dei single protestanti. Secondo Greely la liturgia cattolica stimolerebbe la mente e i sensi. De gustibus…

Giorgio Nadali


Rituali tantrici estremi.1. V.M. 18

Esistono rituali tantrici nel Buddhismo tibetano che prevedono sesso e consumo di feci e urina… Perchè?

 

Quando il Buddhismo ebbe inizio attorno al V secolo a.C. nel Nord dell’India il culto dei sacrifici vedici era già fiorente da secoli. Il Buddha Gautama reagì veementemente contro l’uccisione di animali a scopo sacrificale perché violava la sua ed erano contrari alla virtù della metta (gentilezza amorevole) e della karuna (compassione). Vi è però un’eccezione nel Buddhismo tantrico tibetano. Il Buddhismo tantrico ha usato un’intuizione filosofica per giustificare la sua promozione del sacrificio. Non fa distinzione tra il mondo ordinario e il nirvana, basandosi sulla sunyata (vuoto) di tutto, è possibile utilizzare cose e pratiche normalmente proibite per ottenere la liberazione spirituale (mokṣa). L’autorevole testo tantrico tibetano chiamato Hevajra Tantra (2:7, 5-13) descrive un rito che è un eccellente esempio di sacrificio tantrico.

Dopo un rapporto sessuale rituale (il maithuna) i partecipanti festeggiano con della carne al cimitero, caverne o località di esseri non umani in luoghi desertici. Il testo specifica di disporre nove seggi in cerchio usando cadaveri, pelli di tigre o lenzuoli funerari. La persona che rappresenta Hevajra (una divinità tutelante, o yi-dam) siede nel centro del cerchio delle yogini (praticanti donne). Mentre sta seduto su di una pelle di tigre il partecipante deve consumare “cibo piccante” e “riso reale”. Il primo tipo (cibo piccante) consiste in carne umana, di mucca, elefante, cavallo e cane. La seconda consiste in carne umana di uno qualsiasi di queste persone: un condannato a morte, un guerriero ucciso in battaglia, un uomo virtuoso che è rinato sette volte come essere umano. La settima nascita è connessa con la perfezione del corpo umano e il possesso di sette ombre. L’offerta sacrificale (bali in sanscrito o gtor-ma in tibetano) è consacrata agli spiriti divini presenti al sacrificio e rappresenta la divinità.

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Quando i partecipanti mangiano i cibi consacrati, assorbono la natura divina della divinità invocata, un processo esemplificato dal sacramento del samaya (legame maestro discepolo). Dopo aver consumato il pasto sacrificale, i partecipanti devono onorare la dea madre. Poi la donna che guida il rituale sorregge un teschio pieno di liquore, una bevanda proibita per i Buddhisti ortodossi, dal quale beve con le mani a forma di loto. Consumando questo pasto di vari tipi di carne umana e animale, lo yogin (fedele) diviene potente. Secondo il Guhyasamaja Tantra [“Tantra della comunità segreta”] (2:17-22) i precisi benefici del sacrificio e la consumazione delle offerte sono collegati al tipo di carne consumata. Il mangiare carne umana consente alle persone di ottenere i tre vajra: poteri del corpo, linguaggio e mente. Il consumo di feci e urina consente al devoto di divenire signore dei poteri magici. Mangiare carne di cavallo assicura cinque doti magiche e mangiare carne di cane conferisce il successo rituale . Agli studiosi non è chiaro se ciò va preso letteralmente o simbolicamente, ma senz’altro diversi adepti prendono, anzi mangiano il tutto letteralmente…

Giorgio Nadali


Sessualità & Religioni. 3. Magia rossa d’amore nel Buddhismo tantrico

Vuoi trovare un’amante passionale e fedele? I rituali di magia rossa del Buddhismo

tantrico Vajravana ti aiutano a trovare una yaksini. Grazie alla dea Kurukulla.

Provare per credere…

 

La magia amorosa buddhista consiste in metodi per sedurre un amante mediante rituali. Il Buddhismo, una tradizione nota per i suoi ideali di rinuncia e libertà dal desiderio, crea un posto per questo tipo di magia nel corso del suo sviluppo storico. Attraverso i secoli, i religiosi buddhisti hanno adottato e adattato tecniche rituali e magiche dall’ampio retroterra culturale nel quale si muovevano.
Perennemente in evidenza vi sono i rituali di guarigione, protezione, e abbondanza materiale. La magia d’amore è stata più lenta nell’entrare nel repertorio Buddhista. C’è una chiara evidenza che i primi laici buddhisti che portavano offerte ai santuari dell’albero (Bodhi) per ottenere un coniuge o della prole, ma non erano menzionati rituali specifici per ottenere un amante. Questi rituali sono apparsi nelle prime fonti attorno al VII secolo d.C. ottenendo uno spazio permanente da allora in poi. La magia d’amore appare nel contesto buddhista primariamente nel movimento tantrico, noto anche come Buddhismo Vajrayana, che ha guadagnato spazio nel VII secolo e si è diffuso dall’India all’Himalaya e all’Asia occidentale e meridionale.
La tradizione tantrica ha adottato come uno dei suoi obiettivi l’ottenimento di poteri magici (rddhi) e della perfezione spirituale (siddhi). Di conseguenza, le tecniche magiche hanno proliferato nell’ambiente tantrico. Un altro progresso nel paradigma tantrico è stato il suo miglioramento verso le pratiche laiche. I praticanti laici, sia celibi sia sposati, non erano obbligati ad adottare il celibato, lo stile di vita monastico per seguire seriamente le discipline yogiche e le arti magiche. La combinazione di uno spostamento dal celibato e l’apertura alla magia hanno creato le condizioni in cui la magia d’amore ha potuto prosperare.
Molti riti buddhisti di magia d’amore si trovano in associazione con la dea Kurukulla. La sua iconografia riflette questa specializzazione, nonostante essa si trovi anche in altre pratiche. La dea è rossa – il simbolo della passione e del desiderio nell’immaginario dell’Asia meridionale. Gli attributi che la identificano sono l’arco e le frecce ornate di fiori che la dea mostra nel suo paio di mani centrali (dato che non ne ha solo due). L’arco e la freccia hanno un’associazione antica con l’equitazione d’amore nella cultura indiana e compaiono nei sortilegi d’amore descritti nell’Atharva Veda (primo millennio a.C.). Kamadeva, il cupido indù, ha un arco con una freccia che usa per incitare il desiderio romantico e sessuale. Il possesso di Kurukulla di arco e freccia incrementa il suo ruolo di dea buddhista dell’amore.
Karakulla usa spesso una ghirlanda di fiori rossi e un pungolo per elefante per realizzare la sua arte magica. Dopo che le sue frecce hanno infiammato di desiderio il suo obiettivo, il suo cappio floreale lo avvolge con la passione e il suo gancio lo trascina verso l’amante. I riti della dea Karakulla prevedono diverse procedure magiche. Il colore rosso predomina nell’armamentario dei rituali per magnificare il potere di incanto e di attrazione. Il celebrante indossa indumenti e fiori rossi, usa un rosario rosso di legno di sandalo e celebra su un terreno rosso o sotto un albero a’soka con fioritura rossa.
L’oggetto sacro del cerimoniale, preferibilmente di rame, dev’essere coperto da un panno rosso e dei fiori rossi. Il diagramma rituale dev’essere disegnato con polvere rossa vermiglio oppure col sangue del celebrante, su di un panno rosso oppure su un tessuto tinto di rosso con sangue mestruale. I talismani devono essere legati da un filo rosso tessuto da una donna. Un elemento cruciale è l’invocazione di Karakulla mediante la recita di mantra (incantesimi). Il celebrante identifica poi l’oggetto di desiderio chiamandolo per nome o semplicemente col pensiero e s’immagina Karakulla che agisce per risvegliare l’ardore e l’affetto del soggetto. Un metodo comune è quello di immaginare la dea che scocca la sua freccia nel cuore dell’amante desiderato per poi portarlo al celebrante in uno stato d’innamoramento passionale. In visualizzazioni più complesse la dea distribuisce sciami di feroci api nere per intossicare ulteriormente il soggetto di passione e renderlo indifeso verso la seduzione. L’uso dei rituali è lasciato alla discrezione del celebrante.
Possono essere usati per trovare un amante, riconciliare un coniuge o ottenere un partner tantrico – immaginate gli intrighi che possono svilupparsi come quelli di una moglie virtuosa strappata dal suo letto coniugale o di un uomo comune spinto tra le braccia di una regina. Le arti della magia d’amore hanno fornito agli autori indiani molte trame coinvolgenti e i cercatori d’incantesimi di seduzione si sono mossi nel loro territorio letterario. Una caratteristica interessante della magia d’amore buddhista è di essere usata non solo per ottenere un amante umano.
Un amante può essere cercato tra diverse classi di spiriti e di esseri celestiali e divini. Questo riflette una credenza ampia induista che gli esseri non umani possano avere relazioni e rapporti sessuali con i mortali. Un tipo di essere soprannaturale che è molto presente nella magia d’amore buddhista è la yaksini, che è la parola sanscrita per uno spirito femminile della natura che risiede negli alberi, negli stagni e nei pozzi terreni e abita in un regno meraviglioso nel cielo. Alcune yaksini sono predatrici e pericolose, ma quelle di disposizione più benevolente sono ricercate come amanti e invocate per servire in questo ruolo mediante un rituale tantrico noto come yaksini-sadhana. Questa categoria di amore magico utilizza mantra, offerte e procedure rituali elaborate condotte in segreto o col favore della notte per invocare una yaksini.
Una volta invocato, lo spirito femminile apparirà di fronte al fedele in forma corporea e diverrà la sua consorte, o “moglie”. Una moglie yaksini sarà molto bella e adotterà qualsiasi forma desideri il fedele. La yaksini ha poteri magici e può realizzare ogni suo desiderio. Dotata del potere di volare, la yaksini porterà il fedele sulla sua schiena o su di un carro celestiale e insieme scorrazzeranno nella notte attraversando la terra e il cielo stellato. Una yaksini può visitare il suo sposo mortale sulla terra, giungendo ogni notte e lasciandolo la mattina, oppure trasportandolo nella sua casa celeste dove il fedele può consumare il nettare dell’immortalità e vivere con lei per migliaia di anni. Il piacere erotico è garantito. Le fanciulle soprannaturali hanno la passione del fare l’amore e possono dedicarsi all’unione sessuale per giorni e addirittura per anni portando una beatitudine inimmaginabile con il loro tocco. Avere una yaksini come amante consente al fedele tantrico di vivere fuori dai confini della società tradizionale e rimanere libero dalle responsabilità che una moglie umana comporta, ma allo stesso tempo avere una compagna, una moglie spirituale che può mettere in pratica i poteri magici e i godimenti soprannaturali che il fedele cerca .
I testi buddhisti Subahupariprccha Tantra (VII sec. d.C.) e Manjusrimulakalpa Tantra (VIII Sec. d.C.) contengono descrizioni dello yaksini sadhana il rituale per evocare uno spirito femminile mediante un mantra. Un rituale condotto per la gratificazione sessuale. Il testo specifica che la yaksini può assumere la forma desiderata dall’adepto e può soddisfare la sua libidine per tutta la notte. Entrambi i testi specificano che la yaksini può assumere la forma di un parente femmina, come la madre.

Giorgio Nadali

foto dell’autore, Hong Kong

(tratto da: Giorgio Nadali, “I segreti delle Religioni”, Youcanprint, Tricase, 2015, e-book)

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Sessualità & Religioni. 2. Buddhismo gay e lesbico

Nel Buddhismo Thailandia e India hanno una tradizione religiosa buddhista, con i kathoey, maschi biologici che assumo un’identità femminile passiva…

 

Il Buddhismo guarda con sospetto il piacere sessuale come “veleno” perché, secondo le Quattro Nobili Verità, ogni desiderio è causa di sofferenza in questa vita e in quelle future. Nel Buddhismo classico la forma ideale di vita è quella monastica con assoluta astensione da qualsiasi attività sessuale. Ad ogni modo tranne che in Tibet e in Mongolia, la comunità monastica è solo una piccola parte dei buddhisti, le restrizioni riguardanti la morale sessuale buddhista sono veramente poche e si limitano a quelle gravi che comportano la violenza (stupro) o l’inganno (adulterio). Le comunità buddhiste hanno tollerato monogamia, poligamia e poliandria.

L’amore tra due persone dello stesso sesso non è un problema. Il Buddhismo non ha una visione positiva del desiderio sessuale, ad ogni modo omosessualità ed eterosessualità non fanno differenza. Sono buone se sono consensuali.
Missionari cattolici come Matteo Ricci e San Francesco Saverio hanno notato con orrore la tolleranza dell’omosessualità nei monasteri buddhisti in Cina e in Giappone. Paese quest’ultimo che ha una lunga tradizione che esalta l’amore omosessuale maschile, in particolare tra samurai anziani e giovani attori del teatro kabuki e i loro impresari; tra monaci buddhisti e i loro accoliti. Si pensa che l’amore gay sia stato introdotto in Giappone dalla Cina da Kukai, il fondatore della scuola tantrica buddhista Shingon. Vi è una lunga tradizione di prosa e di poesia gay buddhista e persino una teologia sessuale dell’erotismo maschile particolarmente legata alle scuole Shingon e Tendai del Buddhismo giapponese.

Non esiste una letteratura simile in Tibet e in Mongolia. Comunque osservatori e viaggiatori in Tibet e Mongolia hanno osservato la diffusione dell’omosessualità maschile tra i monaci anziani e i loro accoliti, che assumevano un ruolo passivo nel sesso intercrurale (cioè il rapporto sessuale interfemorale) considerato una violazione minore delle regole monastiche perché non prevede alcuna penetrazione in orifizi.
La Tailandia e l’India hanno una tradizione religiosa gay con i kathoey, maschi biologici che assumono identità femminile passiva. Il Dalai Lama dei tibetani ha ribadito il voto di castità per i monaci e si è espresso a favore delle relazioni gay laiche. Il movimento religioso buddhista Soka Gakkai accetta gay e lesbiche ed è stata la prima religione a celebrare matrimoni omosessuali.

Giorgio Nadali

(foto dell’autore, Hong Kong)


Sessualità & Religioni. 1. Il festival shintoista del fallo d’acciao

Il Kanamara Matsuri “Festival del fallo d’acciaio” è un annuale festival shintoista della fertilità che si svolge a Kawasaki, in Giappone la prima domenica di aprile, nel santuario Wakamiya Hachimangu, meglio conosciuto come Kanamara Jinjya. Il pene è il tema centrale della manifestazione che si riflette ovunque: illustrazioni, caramelle, verdure scolpite, decorazioni e una parata mikoshi. Il Kanamara Matsuri è incentrato attorno a un santuario locale della venerazione del pene un tempo molto popolare tra le prostitute che vi si recavano a pregare per la protezione contro le malattie sessualmente trasmesse. Gli shintoisti ritengono che in questo luogo si ottengano protezioni divine anche per gli affari e la prosperità del clan, un parto senza problemi, il matrimonio e l’armonia coppia di sposi. La leggenda vuole che nella città di Kawasaki vi era una ragazza posseduta da un demone, che si era infilato nella sua vagina. Il demone mordeva il pene dei giovani che provavano a possederla, castrandoli. Ma un bel giorno un fabbro ebbe un’idea geniale: costruì un grosso fallo d’acciaio, con cui penetrò la giovane, riuscendo finalmente a sconfiggere lo spirito maligno.

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A perenne ricordo di questa memorabile e commovente impresa fu costruito un tempio shintoista, in cui era venerato proprio il fallo di metallo. Presso il santuario, ogni primavera, viene celebrato il festival detto Kanamara Matsuri, la cui data varia di anno in anno, ma di solito cade la domenica. Il matsuri ha le sue radici nell’epoca Edo (1603-1867 d.C.), quando le prostitute usavano recarsi al tempio per pregare sia per l’incremento dei loro guadagni, sia per prevenire le malattie veneree come la sifilide, che all’epoca era molto temuta. Oggi il principale motivo del festival è pregare per il concepimento di un figlio, mentre la preoccupazione per la sifilide è stata sostituita da quella per l’AIDS, e la festività diventa anche spunto per campagne di prevenzione e raccolte fondi.

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Lo Hōnen matsuri è un festival della fertilità celebrato ogni anno il quindici marzo in Giappone. Hōnen significa “prospero anno”, in giapponese. Il più noto si svolge nella città di Komaki, a Nord di Nagoya. Protagonista è un fallo di duecento ottanta chili, lungo due metri e mezzo. Il fallo di legno è trasportato dal santuario Shinmei Sha negli anni pari, su una grande collina o dal santuario Kumano-sha negli anni dispari, verso il santuario Tagata Jinja.

Il festival inizia con la celebrazione e preparazione la mattina a Tagata Jinja, dove sono in vendita tutti i tipi di alimenti e souvenir di forma fallica. I preti shintoisti recitano preghiere e benedicono i fedeli, il mikoshi (baldacchino sacro) e il fallo di legno che dev’essere trasportato lungo l’itinerario del corteo. Quando la processione arriva al Tagata Jinja il fallo sopra il mikoshi viene agitato fortemente prima di essere deposto. Tutti poi si riuniscono nella piazza antistante il Tagata Jinja e attendono il mochi nage, momento in cui la folla è inondata di piccole torte di riso piccolo gettate dalle piattaforme rialzate.

Giorgio Nadali


Adorazione induista della Yoni, l’organo sessuale femminile

Nell’Induismo la Yoni è l’organo sessuale femminile. Il rito è suddiviso in tre categorie: adorazione, magia, meditazione. L’ultima è la più segreta. Il rito è considerato così importante al punto che chi lo pratica è esonerato da altre forme d’adorazione.
Il rito (chiamato anche stri puja o rahaja puja) è officiato con una donna in carne e ossa oppure con una scultura. Il più semplice stri puja è il kumari puja con una giovane di sedici anni (questo è il numero della perfezione nell’Induismo), tuttavia è richiesta la presenza di una yogini più matura al centro del rito. Nello yoni puja officiato con una statuetta di una dea oppure con una donna, sono versati cinque elementi liquidi simbolici sulla sua yoni. Sono gli elementi della cosmologia indù, rappresentati da alcuni alimenti: la terra (simboleggiata dallo yogurt), L’acqua (usata realmente), il fuoco (simboleggiato dal miele), l’aria (simboleggiata dal latte) e l’etere (simboleggiato da un qualsiasi olio commestibile). Gli elementi sono versati consecutivamente sulla yoni e poi raccolti in un vaso.
Il miscuglio (amrita), consumato poi dai partecipanti al rito, rende intimi con la dea, la quale restituisce l’offerta come dono. Sono poi recitati dei mantra, vale a dire delle preghiere davanti alla yoni, sia questa una statuetta della dea o una yoni di una donna in carne e ossa. I mantra riguardano preghiere generiche (stadio dell’adorazione), e richieste specifiche personali d’ogni tipo (stadio magico). Il rito non è osceno e l’intenzione dei fedeli indù è quella di rivolgere le loro preghiere alla sorgente e alla sede della vita, che mette in contatto il ventre materno con la realtà esterna fenomenica.
I testi tantrici raccomandavano che ogni stadio dell’unione sessuale fosse evidenziato dall’intonazione di diversi mantra, ripetuti molte volte sopra le parti del corpo interessate.
Lo scopo principale è quello di ottenere dallo yoni puja un’energia sottile chiamata yonitattva o yonipuspa (cioè “fiore della yoni”). L’adorazione della donna, delle dee, della yoni, è qui sopravvissuta dalle sue radici nel paleolitico, sino ai giorni nostri. Nella Bhagawat Gita, testo sacro della tradizione indù troviamo scritto: «balam balavatam caham kama-raga-vivarjitam dharmaviruddho bhutesu kamo ‘smi bharatarsabha» cioè: «Io sono la forza del forte, passione e desiderio. Io sono la vita sessuale, la quale non è contraria ai principi religiosi, O signore di Bharatas [Arjuna]». Lo virabhava è il rapporto sessuale di un Sadaka e della sua Shakti.

Gli adoratori della yoni non possono perdersi un pellegrinaggio al più importante tempio a lei dedicato. Il tempio Kamakhya di Guwahati (nello stato di Assam), dedicato alla dea omonima. Il garbhaghriha (la parte più interna, cuore di un tempio indù) è una caverna con una roccia a forma di yoni con una sorgente naturale d’acqua che proviene da essa. D’altra parte secondo la mitologia indù del testo sacro Kalika Purana, il tempio Kamakhya è il luogo dove Sati (nota anche come Dakshayani, la dea della felicità matrimoniale e della longevità) si ritirava per amare il dio Shiva e il luogo dove la sua yoni cadde dopo che Shiva danzò col suo cadavere. È naturale che questo tempio sia il centro della pratica del Tantra e migliaia dei suoi devoti non si perdono mai tutti gli anni lo Ambubachi Mela, il festival della yoni. L’offerta rituale (prasad) è in due forme, angodak e angabastra. Angodak è la parte fluida del corpo e angabastra significa il panno che copre il corpo. Nello specifico è una parte del panno rosso usato per coprire la roccia yoni durante i giorni delle mestruazioni. Esatto, anche la roccia yoni ha le mestruazioni.
Per par condicio ritengo doveroso indicare anche dove si trovi il più grande tempio del linga. È il santuario shintoista di Taga-Jinja, ad Uwajima, Giappone. Naturalmente c’è anche il grande festival del linga, il Kanamara Matsuri (vedi Shintoismo).

Duti puja

Nel tantrismo il duti puja è l’adorazione di una bella donna, che comprende il pancamakara. Il rito noto come pancamakara o dei “cinque essenziali” è officiato con cinque ingredienti che in sanscrito iniziano con la “m” e di cui solo i primi quattro si comprano al supermercato: grano (mudra), pesce (matsya), liquore (madya), carne (mamsa), e rapporto sessuale (maithuna). Viene anche definita come “Eucaristia Tantrica”. Lo scopo del rito è di svegliare i poteri spirituali e di soddisfarli. Sono invocate le divinità: Shiva e Shakti, Mahadeva e Mahadevi, Bhairava e Bhairavi. Le coppie cosmiche.
La coppia siede di fronte ad un fuoco. La donna alla sinistra del suo compagno. Il lato sinistro è infatti femminile, quello destro, maschile. La coppia inginocchiata unisce le mani nel tradizionale gesto di saluto namaste. Gli elementi vengono in parte versati nel fuoco e in parte imboccati alla partner, che rappresenta la divinità. Fatto questo la coppia gira intorno al fuoco tre volte e mezza, tante quante le spire della kundalini, l’energia sessuale. La donna è ritualmente elevata e purificata allo stato delle dee (Devi) mediante la meditazione e il nyasa. Il nyasa è il rituale che pone delle preghiere (mantra) o lettere sul corpo mediante il tocco o la visualizzazione, rendendolo divino e riempiendolo col potere della Shakti (il potere creativo di Shiva rappresentato dalla sua consorte). Poi ogni parte del corpo della donna viene adorata, in particolare il volto, i seni e l’organo genitale (yoni). Le sono offerti alcol, carne cotta e pesce. Il rituale culmina con il rapporto sessuale (maithuna) dell’adepto con lei. Nel coito (maithuna) la donna deve avere il controllo. L’unione è simbolica dell’unione del dio Shiva con la sua Shakti. Il maithuna rappresenta lo stato assoluto di beatitudine.

Giorgio Nadali