Rituali tantrici estremi.1. V.M. 18

Esistono rituali tantrici nel Buddhismo tibetano che prevedono sesso e consumo di feci e urina… Perchè?

 

Quando il Buddhismo ebbe inizio attorno al V secolo a.C. nel Nord dell’India il culto dei sacrifici vedici era già fiorente da secoli. Il Buddha Gautama reagì veementemente contro l’uccisione di animali a scopo sacrificale perché violava la sua ed erano contrari alla virtù della metta (gentilezza amorevole) e della karuna (compassione). Vi è però un’eccezione nel Buddhismo tantrico tibetano. Il Buddhismo tantrico ha usato un’intuizione filosofica per giustificare la sua promozione del sacrificio. Non fa distinzione tra il mondo ordinario e il nirvana, basandosi sulla sunyata (vuoto) di tutto, è possibile utilizzare cose e pratiche normalmente proibite per ottenere la liberazione spirituale (mokṣa). L’autorevole testo tantrico tibetano chiamato Hevajra Tantra (2:7, 5-13) descrive un rito che è un eccellente esempio di sacrificio tantrico.

Dopo un rapporto sessuale rituale (il maithuna) i partecipanti festeggiano con della carne al cimitero, caverne o località di esseri non umani in luoghi desertici. Il testo specifica di disporre nove seggi in cerchio usando cadaveri, pelli di tigre o lenzuoli funerari. La persona che rappresenta Hevajra (una divinità tutelante, o yi-dam) siede nel centro del cerchio delle yogini (praticanti donne). Mentre sta seduto su di una pelle di tigre il partecipante deve consumare “cibo piccante” e “riso reale”. Il primo tipo (cibo piccante) consiste in carne umana, di mucca, elefante, cavallo e cane. La seconda consiste in carne umana di uno qualsiasi di queste persone: un condannato a morte, un guerriero ucciso in battaglia, un uomo virtuoso che è rinato sette volte come essere umano. La settima nascita è connessa con la perfezione del corpo umano e il possesso di sette ombre. L’offerta sacrificale (bali in sanscrito o gtor-ma in tibetano) è consacrata agli spiriti divini presenti al sacrificio e rappresenta la divinità.

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Quando i partecipanti mangiano i cibi consacrati, assorbono la natura divina della divinità invocata, un processo esemplificato dal sacramento del samaya (legame maestro discepolo). Dopo aver consumato il pasto sacrificale, i partecipanti devono onorare la dea madre. Poi la donna che guida il rituale sorregge un teschio pieno di liquore, una bevanda proibita per i Buddhisti ortodossi, dal quale beve con le mani a forma di loto. Consumando questo pasto di vari tipi di carne umana e animale, lo yogin (fedele) diviene potente. Secondo il Guhyasamaja Tantra [“Tantra della comunità segreta”] (2:17-22) i precisi benefici del sacrificio e la consumazione delle offerte sono collegati al tipo di carne consumata. Il mangiare carne umana consente alle persone di ottenere i tre vajra: poteri del corpo, linguaggio e mente. Il consumo di feci e urina consente al devoto di divenire signore dei poteri magici. Mangiare carne di cavallo assicura cinque doti magiche e mangiare carne di cane conferisce il successo rituale . Agli studiosi non è chiaro se ciò va preso letteralmente o simbolicamente, ma senz’altro diversi adepti prendono, anzi mangiano il tutto letteralmente…

Giorgio Nadali