Tutti possiamo comunicare con i trapassati
“Tutti possiamo comunicare coi trapassati”, assicura il medico…
Il dottor Claudio Pisani è un mio amico dotato di una personalità assai vivace e singolare, nonché di una intelligenza assai lucida e orientata in senso pratico. Altrettanto singolare è la sua esperienza, poiché Claudio ha saputo trasformare lo straziante dolore del padre che si vede partire per l’altro mondo figlioletto minore di sei anni nella passione del ricercatore , il quale vuole vederci chiaro. “Dio ha permesso che il bimbo partisse per l’altro mondo, ma dove è scritto che non ci potremo più n rivedere né sentire sino al giorno del nostro trapasso? Se l’aldilà esiste, deve pur esistere anche un modo per comunicare i qualche modo con quella misteriosa dimensione, tanto più che, da che mondo è mondo, sono sempre circolate, seppur spesso in termini vaghi e confusi,notizie di presunte comunicazioni con l’altra dimensione””, si diceva Claudio, da quell’uomo razionale che è sempre stato.
Detto fatto: nel giro di poco tempo Claudio, assieme alla moglie Giovanna, si mette alla ricerca di vari “medium” ritenuti attendibili, affrontando lunghi viaggi in vari Paesi, compresi gli Stati Uniti. Come sempre succede in questi casi, la pazienza viene premiata: i due coniugi ottengono svariati messaggi da numerosi medium, in grado di convincere chiunque vuoi dell’autenticità della fonte vuoi della attuale sorte, assolutamente invidiabile del figlioletto.
Tuttavia Claudio, il quale era già diventato quel grande ricercatore nel campo della scienza di confine che è tuttora, non si sentiva ancora soddisfatto di tutto ciò. Consapevole di una grande, ancora purtroppo sostanzialmente ignorata legge di natura, la quale vuole in linea di principio possibili a una specie intera (nel nostro caso, quella umana) le prestazioni che riesce a raggiungere un membro solo della razza in questione, si chiedeva perché mai ciò non dovesse valere anche per la comunicazione con l’altra dimensione, una volta accertata l’autenticità del fenomeno (fatto del quale ormai era sicuro). In effetti, da più parti – e da più “medium”- si era sentito dire che tale grande possibilità è accessibile a tutti.. Il problema, a quel punto era solo uno: trovare la strada.
Il medico di Lauria (Potenza) prosegue allora la sua ricerca, finché si imbatte in Bruce Moen, interessante e singolare figura di ingegnere informatico americano, sulla quale torneremo. Fu come la scintilla nel motore. “Grazie al metodo ideato e insegnato da Moen sono giunto, alla fine degli Anni Novanta, alla consapevolezza in virtù della quale posso dichiarare con tutta sincerità”, spiega il dottor Pisani, che in fin dei conti, non è nemmeno necessario rivolgerci ai “medium” per contattare i nostri cari. Possiamo pure “andare a trovarli” noi. Io ce l’ho fatta di conseguenza, tutti possono riuscirvi. Seguendo appunto il metodo citato, Claudio, oltre a incontrare il proprio figlioletto (come è logico), “si sintonizza sulla. lunghezza d’onda” di un determinato trapassato, per voi verificare rigorosamente, assieme al congiunto che gli ha chiesto il contatto, l’attendibilità dei dati acquisiti. I risultati sono sorprendenti. Ad esempio, una volta si rivolse a lui la moglie di un giovane appena trapassato in circostanze ancora poco chiare.
Come è suo costume, il “medico-medium” non aveva voluto sapere altro all’infuori del nome del trapassato e del grado di parentela che lo lega a chi si rivolge a lui. “Una volta raggiunta attraverso la meditazione il livello profondo, percepii perfettamente il giovane, del quale riuscii a fornire una descrizione fisica che poi risultò molto azzeccata. Quindi mi furono mostrati, come in un film, gli ultimi giorni della sua tormentata esistenza. Vidi il suo arresto, da parte di una pattuglia di carabinieri, scene della sua detenzione, quindi il rilascio, seguito da una corsa in moto, che doveva diventare la causa del suo trapasso”.
Seguì un commovente dialogo tra il giovane da un lato, la moglie e il figlio quindicenne dall’altro.
In un’altra occasione Claudio ricevette- certo non fu la sola volta- una interessante profezia. “Mio padre, medico anche lui, mi mostrò un novo tipo di strumento diagnostico”, racconta, “una TAC olografica da cui è possibile manipolare le immagini del paziente attraverso lo schermo, come se fossero vere, ossia tridimensionali. Mio padre annunciò che presto l’apparecchio sarebbe arrivato pure da noi e si sarebbe chiamato “3D-TAC”.” Ebbene, circa un anno dopo il prof. Harodl Garner, texano, riuscì a sviluppare i primi filmati “olografici” del mondo. “L’invenzione”, precisa il dott. Pisani, “risulta effettivamente in grado di proiettare immagini olografiche (ossia tridimensionali), le cui principali applicazioni dovrebbero essere radiologiche e militari”.
Claudio mette gratuiatmente la propria consapevolezza e le proprie scoperte a disposizione e ha creato un sito internet allo scopo (www.ampupage.it )
La scienziata che dimostrò l’inesistenza della morte
C’era una volta una ragazzina che si chiamava Elisabeth. Era una bimba estremamente vivace e curiosa.. Aveva una famiglia che le voleva bene, benché, come era costume dell’epoca, i genitori fossero decisamente severi con lei. Era trigemina: aveva due sorelle gemelle, oltre a un fratello. Crebbe in Svizzera, in un ambiente relativamente agiato. Più si avvicinava all’adolescenza, come d’altra parte è tipico dei temperamenti più intelligenti e più si sentiva irrequieta, stimolata da mille domande, in particolare sul senso della vita. Quando scoppia la Seconda Guerra Mondiale, Elisabeth resta molto colpita dalla tragedia e, al termine del conflitto, organizza un gruppo di volontari, coi quali parte alla volta della Polonia per portare aiuto alle popolazioni devastate dalla guerra. Elisabeth diventa allora la dottoressa Kuebler, si specializza in neuropsichiatria, sposa un collega, il dottor Ross e si trasferisce negli Stati Uniti. Lì decide di perseguire l’intuizione che da tempo le era balenata nella mente: aiutare i morenti. A quell’epoca la giovane dottoressa non aveva affatto le idee chiare circa la vita dopo la vita, così come non le aveva chiare neppure su Dio. Tra l’altro, la rigida formazione religiosa protestante ricevuta in famiglia e a scuola l’aveva lasciata molto perplessa, sicché Elisabeth aveva finito con l’accantonare il problema religioso. Ciò che veramente le premeva era riuscire da un lato a prestare il maggior conforto e sollievo possibile ai pazienti ormai in procinto di lasciare questa esistenza, dall’altro a scoprire il maggior numero possibile di informazioni circa ciò che essi provano e sentivano. Teniamo presenti due punti essenziali: Elisabeth era quindi animata tanto da un grande amore nei confronti quanto da un sincero e profondo desiderio di verità.
Ben presto la giovane dottoressa si accorge di un fatto sconcertante: i moribondi, lungi dal dimostrarsi tristi e infelici, almeno da un certo momento in poi, sembrano vivere una esperienza estremamente gratificante, come se fossero ormai approdati a una isola felice, valicando una invisibile barriera che divide la dimensione terrena da quella destinata a chi ha ormai lasciato il corpo. Ma c’è di più e dell’altro: molti di coloro che erano tornati nella nostra dimensione dopo una condizione di coma o addirittura di morte clinica riferiscono esperienze di luce, di amore e di gioia di intensità tali di cui sulla terra non esisterebbe nemmeno l’ombra.. Sono tutti convinti di aver realmente vissuto quei momenti, spesso accompagnati da incontri con congiunti trapassati.. Insomma, non si tratta di visionari: d’altra parte, riflette la dottoressa, i resoconti di tali presunti “viaggi nell’aldilà” coincidono tutti in termini impressionante, indipendentemente dal fatto di essere riferiti da bimbi di quattro anni o da centenari. Età, grado di istruzione, classe sociale, razza e sesso sembrano proprio non contare nulla: una volta si diceva che davanti alla morte si è tutti uguali, ora verrebbe voglia di dire che nell’aldilà si è tutti uguali (nel senso che viene percepito allo stesso modo). Come se tutto ciò non bastasse, a confermare l’autenticità di tali “viaggi nell’aldilà” contribuisce pure un altro fattore, certo di importanza non trascurabile: molti “resuscitati” riferiscono fatti dei quali dichiarano di essere venuti a conoscenza proprio mentre si trovavano “nell’altra dimensione”.
Di tali fatti viene a più riprese dimostrata l’autenticità: basti per tutti il caso della giovane indiana d’america, entrata in coma a seguito di un incidente automobilistico, la quale, non appena tornò in sé, riferì del decesso del padre, avvenuto a migliaia di chilometri di distanza a causa di un arresto cardiaco. La coraggiosa dottoressa, circondata sin dagli inizi da una équipe di giovani colleghi animati dagli stessi ideali, prosegue con entusiasmo e passione le sue ricerche, le quali confermano massicciamente la convinzione, alla quale era giunta già pochi mesi dopo l’inizio dell’avventura, spiegata in termini estremamente convincenti nella celebre intervista rilasciata poi parecchi anni dopo al periodico Playboy, nel 1969. “A mio parere è da considerarsi attendibile e serio sul piano scientifico il ricercatore, il quale trasmette l’esito del proprio lavoro e inoltre motiva le ragioni sulla base delle quali è giunto alle sue conclusioni. Sarebbe assolutamente legittimo manifestare sfiducia nei miei confronti e persino accusarmi di prostituzione, se io trasmettessi all’opinione pubblica soltanto ciò che a questa piace sentire. Lungi dal me l’idea di convincere o addirittura di convertire il prossimo.
Ora, il mio lavoro consiste essenzialmente nel trasmettere i risultati della mia ricerca. Proprio sulla base di tali ricerche sono giunto alla convinzione base, secondo cui ciò che chiamiamo morte non è altro che il passaggio a un’altra forma di vita, a un’altra dimensione, assai più felice di questa.” Al giornalista che si mostrava (o fingeva di mostrarsi sorpreso) del suo credere nell’aldilà, rispose: “Non si tratta di credere nell’aldilà, bensì di sapere che c’è. La differenza è enorme. Io non credo nell’aldilà, so che c’è.” Facendo un passo indietro di alcuni anni, Elisabeth aveva ricevuto un aiuto molto particolare nella sua impresa. Pur essendosi gettata nell’impresa anima e corpo, infatti, la dottoressa si era trovata ad attraversare un momento di crisi. Pur senza che ciò la smuovesse di un solo millimetro dalle sue convinzioni, nel suo ambiente professionale il suo singolare impegno le aveva creato non poche difficoltà e contrasti, i quali avevano a loro volta causato problemi in famiglia (anche a causa dello scetticismo e della gelosia del marito). Per farla breve, pur a malincuore la dottoressa aveva deciso di abbandonare il campo… Proprio la mattina in cui la attendeva l’ingrato compito di spiegare ai suoi collaboratori la sua scelta, per sciogliere il gruppo, le capitò di imbattersi nell’ascensore dell’ospedale in un personaggio assai singolare.
Una signora elegante e dall’aspetto assai sereno le sorrise e la salutò. “Devo essere proprio esaurita”, pensò Elisabeth. “Adesso mi metto persino a vedere i fantasmi. Mi sembra di trovarmi accanto alla signora Schwarz”. Si trattava di una sua anziana paziente, che la dottoressa aveva seguito particolarmente da vicino nel suo percorso di trapasso, contenta di vederla lasciare questo mondo assolutamente felice. La misteriosa signora, la quale assomigliava appunto in maniera incredibile alla paziente in questione, anche se assai ringiovanita, dopo averla salutata le rivolse la parola. “Buongiorno, signora”, rispose Elisabeth imbarazzata, continuando a interrogarsi circa l’identità della misteriosa donna e non potendo far a meno di constatare con certezza sempre maggiore l’incredibile somiglianza tra la trapassata paziente e lei. “Pensi che l’avevo scambiata per una mia paziente…trapassata.. Non è buffo (cos’ almeno mi dirà chi è, pensava). “Si tratta per caso della signora Schwarz, dottoressa?”, fece l’altra. “Proprio lei? Per caso lei la conosceva?” “Altro che! Io sono la signora Schwarz!” “Ma ma ma…la signora Schwarz è deceduta.. Io stessa ero presente al momento del trapasso..” “Certo, dottoressa, ma lei sa meglio di me che la morte non esiste! Quante volte ne parlammo, ricorda?” “Ricordo perfettamente, ma questo significa che voi potete tornare tra noi?”, chiedeva Elisabeth, sbigottita. “A volte è possibile, d’altra parte ricorderà pure le nostre conversazioni a proposito della comunicazione tra i due mondi e lei si è sempre detta convinta della possibilità di tali contatti.. Comunque, sono venuta per trasmetterle un messaggio importante: il mondo spirituale si congratula con lei e coi suoi collaboratori per il vostro lavoro, ma è assolutamente indispensabile che non molliate, che continuiate.
Da parte nostra, vi forniremo tutto l’appoggio necessario. Occorre che lei trasmetta questo messaggio ai suoi collaboratori e in particolare al Reverendo Johnson (un pastore evangelico attivo presso lo stesso ospedale, il quale si era di recente distaccato dal gruppo di ricerca, dopo aver collaborato con entusiasmo). Comunque, le darò una prova della mia identità: adesso noi andremo insieme al suo studio, dove io mettere per iscritto e firmerò il messaggio che le ho appena trasmesso. Lei potrà effettuare una perizia calligrafica, grazie alla quale, confrontando il messaggio con i documenti conservati nell’archivio dell’ospedale, potrà sconfiggere ogni dubbio. Detto fatto. La visitatrice dall’aldilà, una volta trascritto il messaggio, si congedò da Elisabeth. La perizia calligrafica confermò l’identità della signora Schwarz e naturalmente la dottoressa Kuebler Ross tornò sulla propria decisione, seguita a ruota dal Reverendo Johnson, sicché l’opera di costruzione di un ponte tra i due mondi continuò più alacremente di prima. Né l’intrepida dottoressa si fermò qui: l’”incontro ravvicinato del terzo tipo” con l’altra dimensione la rafforzò nel suo proposito di sconfiggere il tabu della morte, dimostrando al mondo la sua vera natura, quella di passaggio alla dimensione spirituale, studiando a fondo i fenomeni medianici. Come accade non di rado in tali casi, Elisabeth diventò ella stessa protagonista e “tramite” di numerosi fenomeni medianici. Donando speranza e certezze a milioni di genitori, di mogli, di figli segnati da un lutto, non risparmiò nulla di sé nell’intento di trasmettere al mondo le certezze spirituali e scientifiche ad un tempo, alle quali era pervenuta.
Tanto erra convinta di ciò che aveva imparato e insegnava, da volere che il suo trapasso fosse festeggiato alla grande, da parenti e amici. E così fu, nel settembre del 2004.
Marino Parodi