L’Io unificato e permanente di Gurdjieff
Il metodo di auto sviluppo è, come insegna Gurdjieff, il tentativo dell’individuo di liberarsi dal pesante fardello delle leggi naturali, sotto le quali siamo obbligati a vivere secondo il nostro posto e la nostra funzione che abbiamo nell’universo. (Ricordo che la legge naturale è invece fondamentale nell’educazione cattolica). Tale obiettivo viene raggiunto stimolando la lotta tra l’essenza e la personalità, affinché l’essenza si armonizzi in un Io unificato e permanente. Per seguire il lavoro di Gurdjieff non è necessario abbandonare la casa, il lavoro, la famiglia; per questo è più accessibile rispetto ad altre vie di auto realizzazione, che già da subito chiedono la rinuncia al mondo.
Per iniziare a lavorare su Sé stessi secondo il lavoro di Gurdjieff è importante riuscire a trovare un maestro e un gruppo; ricordando quello che sottolineava lo stesso Gurdjieff “colui che desidera la conoscenza, deve compiere da solo lo sforzo iniziale per trovare la sorgente di essa ed avvicinarsi usando aiuti e direzioni che sono a disposizione di tutti, ma che gli uomini regolarmente non desiderano vedere né riconoscere. La conoscenza non arriva da sola agli uomini, se loro da soli non si sforzano”.
Il lavoro di Gurdjieff rappresenta in gran misura l’attività di gruppo. Un numero specifico di allievi radunati intorno al Maestro possono formare la base di lavoro a loro reciproco vantaggio. Per questo un individuo che lavora da solo, nonostante la sua devozione al lavoro, non può avere i vantaggi dati dal gruppo. Il gruppo serve a creare condizioni favorevoli per il lavoro su Sé stessi, a generare energia, a poter creare attraverso attriti interpersonali il “fuoco” psicologico che assicura il reciproco supporto per altre diverse mete. L’entrata nel gruppo e il rapporto con il maestro, rappresentano il vero e proprio inizio del lavoro. La conoscenza si trasmette oralmente e i Maestri usano la così detta situazione del momento “ora e quì “; nonostante le esigenze che variano a seconda delle persone, è importante chiarire che nell’insegnamento di Gurdjieff esistono 3 linee di lavoro:
1° Il lavoro su sé stessi per sé stessi
2° Il lavoro con altri per altri
3° Il lavoro su Sé stessi per Sé stessi, con altri per altri,
per una Scuola che da compiti
Il primo livello di lavoro rappresenta un tentativo esteso a seguire l’antico ordine che dice “conosci te stesso”. Il lavoro in questa direzione consiste nel raccogliere informazioni sul funzionamento personale, senza nessun tentativo di cambiarsi, focalizzandosi sulla conoscenza reale di noi stessi, senza immaginazioni sulle nostre capacità, la nostra volontà e su un Io permanente. Il processo di conoscenza di se stesso evolve dalle osservazioni di abitudini corporee verso osservazioni delle reazioni emotive e dei modelli intellettuali, si possono così verificare, con il tempo, più frequentemente momenti lucidi di ricordo di Sé, che sono riflessi di un alto livello di coscienza. “Quello che noi siamo veramente e quello che fingiamo e crediamo di essere, rappresentano due parti opposte. Queste due parti opposte esistono in tutti noi senza eccezioni”.
“La cosa più difficile per l’uomo, disse Gurdjieff, è di sopportare gli atteggiamenti degli altri”. Il secondo livello di lavoro assicura specifiche condizioni nello sforzo di diventare consci del proprio comportamento nei confronti degli altri, che dà anche la possibilità di esercitare nuovi modi di stare con gli altri. Il secondo livello di lavoro, abbraccia i rapporti e l’interazione con gli altri, ma l’attenzione è ancora accentuata sui modelli di reazioni individuali, sugli altri e su contesti sociali.
Nel terzo livello di lavoro si concede e incoraggia la propria iniziativa; la crescita personale o guadagno, non rappresentano il centro dello sforzo principale. L’essenza del terzo livello di lavoro rappresenta il servizio disinteressato, perché ogni atto disinteressato supera le capacità degli esseri umani su livelli abitudinari della coscienza. Questo livello di lavoro non può intraprendere nessuna direzione né sforzo duraturo finché la personalità (almeno in certa misura) non è disarmata e il livello di coscienza migliorato.
I movimenti di ginnastica ritmica e danza della fonte asiatica furono adattati da Gurdjieff per essere utilizzati nel lavoro, rappresentando una specie di meditazione in movimento capace di portare l’allievo ad un livello di trascendenza e di trasmettere una determinata specie di coscienza, offrendo il mezzo di raggiungimento di una condizione armoniosa di essere e consentendo all’allievo di osservarsi come essere dalla triplice natura e come totalità. Le forme dei movimenti sono composte da tante specie di danze e da esercizi obbligatori che tutti devono imparare. Questi movimenti sono legati alla musica che influenza e impegna il centro emotivo, con sforzo del centro intellettuale, per seguire forme prestabilite. Il funzionamento del livello istintivo motorio è di opporsi a tutte le propensioni personali effettuando gesti e posizioni insolite. I movimenti di Gurdjieff rompono il cerchio vizioso in quanto si pretendono dal danzatore movimenti innaturali e insoliti che nella vita di tutti i giorni si vedono raramente; tali movimenti rappresentano una sfida nei confronti delle usuali espressioni fisiche dando la possibilità di nascita ad una nuova libertà, cercando di combattere la meccanicità abituale di tutti i nostri movimenti dei quali il maggior numero inconsci. La persona non può rompere lo schema da sola ma con un aiuto esterno: Il Maestro.
Per far sì che tutti i centri lavorano nel modo giusto e non si ostacolino tra loro c’è bisogno di un vero sforzo fisico, solo in questo modo si crea la possibilità per l’armonia. Alcune nostre capacità possono essere espresse solo quando sottoponiamo il nostro corpo ad uno sforzo che esige una grande attenzione e un enorme consumo di energia, cioè quando gli sforzi che si fanno sono al limite dell’esaurimento, dandoci così la possibilità di accedere ad un contenitore speciale di energia: il “grande accumulatore” (Pura Coscienza). Solo da questo si può trarre l’energia per il lavoro su Sé stessi, per l’evoluzione interiore e per gli sforzi richiesti quando l’uomo intraprende la via della conoscenza. Il grande accumulatore ci dà la possibilità di fare sforzi eccezionali, impossibili allo stato normale.
Il lavoro su Sé stessi è individuale e pratico . I risultati sono in diretta armonia con la comprensione. Non si deve accettare nulla se non è dimostrato con un esame personale, la cieca fede non è in armonia con il fondamentale orientamento di questo lavoro. Per questo motivo l’insegnamento di Gurdjieff è completato con alcuni esercizi pratici dediti a portare l’attenzione su noi stessi. Uno di questi esercizi mentali può essere il cercare di essere consci di Sé stessi e concentrati su un pensiero, una parola, guardando la lancetta dei secondi, cercando di rimanere consapevoli di noi stessi, della nostra esistenza e del posto in cui siamo, eliminando tutti gli altri pensieri. Il limite della nostra consapevolezza sarà misurato con il tempo in cui saremo capaci di fare ciò. Vi sono molti altri esercizi che mettono alla prova il limite massimo di concentrazione o meglio di attenzione che ciascuno di noi può sopportare. Questo perché la nostra attenzione non è coerente e perché tutto quello che facciamo è spesso distorto dall’identificazione. Un altro esercizio può essere quello di rivivere gli eventi del giorno, esercitato regolarmente dovrebbe dare molte informazioni che arricchiscono la comprensione della meccanicità umana. Se questi allenamenti venissero praticati con coerenza può succedere che i momenti di auto osservazione comincino spontaneamente ad apparire durante il giorno.
La consapevolezza può apparire temporaneamente “ora e qui” invece che nella memoria.
Giorgio Nadali
Torino – Facoltà Teologica – 12 Novembre 2005
5° Corso Triennale di Formazione Ecumenica