La Chiesa cambia Rota. In arrivo lo scisma

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di Giorgio Nadali

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La Rota Romana, l’organismo della Santa Sede che ha il potere di annullare il sacramento del matrimonio rende le maglie più larghe nei procedimenti.
Contrariamente a quanto aveva disposto il suo santo predecessore Giovanni Paolo II, che il 21 gennaio 2000 alla stessa Rota Romana aveva detto:
«Desidero soffermarmi a riflettere con voi sull’ipotesi di valenza giuridica della corrente mentalità divorzista ai fini di una eventuale dichiarazione di nullità di matrimonio, e sulla dottrina dell’indissolubilità assoluta del matrimonio rato e consumato, nonché sul limite della potestà del Sommo Pontefice nei confronti di tale matrimonio… Il Romano Pontefice, infatti, ha la “sacra potestas” di insegnare la verità del Vangelo, amministrare i sacramenti e governare pastoralmente la Chiesa in nome e con l’autorità di Cristo, ma tale potestà non include in sé alcun potere sulla Legge divina naturale o positiva. Né la Scrittura né la Tradizione conoscono una facoltà del Romano Pontefice per lo scioglimento del matrimonio rato e consumato; anzi, la prassi costante della Chiesa dimostra la consapevolezza sicura della Tradizione che una tale potestà non esiste. Le forti espressioni dei Romani Pontefici sono soltanto l’eco fedele e l’interpretazione autentica della convinzione permanente della Chiesa».
Papa Francesco ha ribaltato le regole per la nullità matrimoniale con la lettera apostolica in forma di motu proprio intitolato Mitis Iudex Dominus Iesus (Il mite giudice Signore Gesù) del 15 agosto scorso, mettendo l’interesse dei coniugi davanti alla sacralità del vincolo sacramentale.
A tale proposito il cardinale Gerhard Müller prefetto della Congregazione per la Fede, in un suo discorso a Ratisbona ha paventato il rischio di una scissione nella Chiesa.
Principalmente la causa potrà essere seguita direttamente dal vescovo del luogo: “Affinché sia finalmente tradotto in pratica l’insegnamento del Concilio Vaticano II in un ambito di grande importanza, si è stabilito di rendere evidente che il Vescovo stesso nella sua Chiesa, di cui è costituito pastore e capo, è per ciò stesso giudice tra i fedeli a lui affidata.. Allo stesso Vescovo diocesano compete giudicare la cause di nullità del matrimonio con il processo più breve ogniqualvolta la domanda sia proposta da entrambi i coniugi o da uno di essi, col consenso dell’altro o ricorrano circostanze di fatti e di persone, sostenute da testimonianze o documenti, che non richiedano una inchiesta o una istruzione più accurata, e rendano manifesta la nullità…Tra le circostanze che possono consentire la trattazione della causa di nullità del matrimonio per mezzo del processo più breve secondo i canoni 1683-1687, si annoverano per esempio: quella mancanza di fede che può generare la simulazione del consenso o l’errore che determina la volontà, la brevità della convivenza coniugale, l’aborto procurato per impedire la procreazione, l’ostinata permanenza in una relazione extraconiugale al tempo delle nozze o in un tempo immediatamente successivo, l’occultamento doloso della sterilità o di una grave malattia contagiosa o di figli nati da una precedente relazione o di una carcerazione, la causa del matrimonio del tutto estranea alla vita coniugale o consistente nella gravidanza imprevista della donna, la violenza fisica inferta per estorcere il consenso, la mancanza di uso di ragione comprovata da documenti medici, ecc”.
Lo scorso 23 gennaio si è rivolto ai membri della Rota Romana affermando che “il giudice, nel ponderare la validità del consenso espresso, deve tener conto del contesto di valori e di fede – o della loro carenza o assenza – in cui l’intenzione matrimoniale si è formata. Infatti, la non conoscenza dei contenuti della fede potrebbe portare a quello che il Codice chiama errore determinante la volontà. Questa eventualità non va più ritenuta eccezionale come in passato, data appunto la frequente prevalenza del pensiero mondano sul magistero della Chiesa. Tale errore non minaccia solo la stabilità del matrimonio, la sua esclusività e fecondità, ma anche l’ordinazione del matrimonio al bene dell’altro, l’amore coniugale come «principio vitale» del consenso, la reciproca donazione per costituire il consorzio di tutta la vita… Vorrei dunque esortarvi ad un accresciuto e appassionato impegno nel vostro ministero, posto a tutela dell’unità della giurisprudenza nella Chiesa. Quanto lavoro pastorale per il bene di tante coppie, e di tanti figli, spesso vittime di queste vicende! Anche qui, c’è bisogno di una conversione pastorale delle strutture ecclesiastiche per offrire giustizia a quanti si rivolgono alla Chiesa per fare luce sulla propria situazione coniugale”.
19 è il numero dei Tribunali ecclesiastici regionali presenti in Italia, competenti per le cause di nullità matrimoniale. I fondi dell’8xmille consentono un netto abbattimento del costo della causa a carico dei fedeli e il patrocinio interamente gratuito per i nono abbienti. Oggi il costo che un fedele deve sostenere per una causa di nullità riguarda due voci: il contributo richiesto dal Tribunale Ecclesiastico per le spese processuali e l’onorario per il patrono, cioè l’esperto che lo assiste nell’introdurre la causa e nel corso del processo canonico. Il Tribunale Ecclesiastico richiede per le spese processuali un contributo di euro 525 alla parte che richiede l’annullamento. Qualora la parte convenuta nomini un patrono di fiducia o usufruisca dell’assistenza di un patrono stabile, le si chiede un contributo di euro 262,50; non è tenuta invece ad alcuna contribuzione ove partecipi all’istruttoria senza patrocinio, anche in caso di acquisizione, su sua richiesta, di prove ammesse dal giudice. L’onorario per gli avvocati, salva la possibilità per ragioni economiche del gratuito patrocinio, è compreso tra un minimo di euro 1.575 e un massimo di euro 2.992 qualora l’appello termini con un decreto di conferma; per il rinvio ad esame ordinario, l’onorario del patrocinio è compreso tra un minimo di euro 604 e un massimo di euro 1.207. A tale somma si devono aggiungere gli oneri fiscali previsti dalla legge.

Giorgio Nadali

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Giovanni Paolo II da beato a santo in meno di tre anni. L’ultimo record da battere

di Giorgio Nadali

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Giovanni Paolo II è beato. E tutti si riscoprono improvvisamente devoti cattolici. Anche quel 70% di italiani che in chiesa non ci mettono mai piede. Una grande festa con tanto di reliquia-ampolla di sangue liquido con anticoagulante, portata in processione. Un campione prelevato per un’eventuale trasfusione, utile anche per una probabile beatificazione. La santità – quando è autentica  – ha un benefico effetto propulsivo per l’immagine della Chiesa.

Beato significa che il fedele è con certezza in Paradiso a causa delle sue virtù vissute in modo esemplare, anche se non ancora ufficialmente da venerare come santo per tutta la Chiesa . L’ultimo papa santo è stato San Pio X (il trevisano Giuseppe Melchiorre Sarto). Morto il 20 agosto del 1914, beatificato il 3 giugno 1951 (dopo 37 anni)  e dichiarato santo il 29 maggio 1954 (a 40 anni dalla morte).  Prima di lui bisogna tornare a San Pio V (Antonio Ghislieri), morto nel 1572. L’ultimo papa beato è stato Giovanni XXIII (Angelo Giuseppe Roncalli). Morto il 3 giugno 1963. Beatificato il 3 settembre 2000 (dopo 37 anni) proprio da Giovanni Paolo II insieme a Pio IX (Giovanni Mastai Ferretti), morto nel 1878.

I papi canonizzati sono 78, circa il 30% del totale (265), e appartengono quasi tutti alla Chiesa martire dei primi secoli. I papi beati (non santi) sono 10. La prassi di beatificare e canonozzare nuovi beati e santi appartiene alla Chiesa Cattolica.

Le Chiese ortodosse hanno santi, ma solo dell’antichità e non ne dichiarano mai di nuovi.

Nel 2008 la Chiesa cattolica ha dichiarato 14 nuovi beati e 4 nuovi santi. Nel 2009 sono stati canonizzati 10 santi di cui 4 italiani, due uomini e due donne. L’ultima santa italiana laica – madre di quattro figli- è stata dichiarata nel 2004 Gianna Beretta Molla (+1962). L’ultimo santo italiano laico è stato il medico Giuseppe Moscati (+1927) nel 1987, patrono degli anatomo-patologi. La più giovane santa italiana è Maria Goretti, morta a soli 12 anni nel 1902.

Papa Giovanni Paolo II ha già battuto diversi record con la sua santità:

  • 3° pontificato più lungo della
    storia: 1978 – 2005
  • Unico papa polacco
  • Papa straniero dopo 455 anni di papi tutti italiani
  • 3 esorcismi
  • 6 ospedalizzazioni
  • 9 concistori
  • 11 costituzioni apostoliche
  • 14 encicliche
  • 14 esortazioni apostoliche
  • 28 motu proprio
  • 38 visite ufficiali a Capo di
    Stato
  • 52 cerimonie di canonizzazione
  • 77 matrimoni comunitari
    celebrati
  • 104 viaggi
  • 129 nazioni visitate
  • 145 cerimonie di beatificazioni
    226 Primi Ministri ricevuti in
    udienza
  • 232 Cardinali creati (di un 1 inpectore) durante 9
    Concistori
  • 274 unzioni degli infermi
    impartiti
  • 300 confessioni
  • 301 parrocchie visitate
  • 482 santi proclamati
  • 697 città visitate
  • 703 colloqui con Capi di Stato
  • 738 incontri con Capi di Stato
  • 740 visita alla diocesi di Roma
  • 1164 udienze generali
  • 1339 beati proclamati
  • 1378 battesimi amministrati
  • 1595 cresime
  • 2125 sacerdoti ordinati
  • 2412 discorsi pubblici
    pronunciati
  • 1.163.865 chilometri percorsi in aereo, pari a 3
    volte la distanza tra la  Terra e la Luna
  • Beatificato dopo 6 anni dalla morte

Ora potrebbere battere anche questo record detenuto ora dall’ultimo papa santo: Pio X. Meno di tre anni dalla beatificazione alla canonizzazione come Santo. Anche questo farebbe bene all’immagine della Chiesa. Per la santità occorre un secondo miracolo. Questa volta Giovanni Paolo II potrebbe  scegliere di operare un’altra guarigione, ma su scala più vasta. Riempire le chiese e il cuore di quel 70% di italiani che sono cattolici a seconda del papa in carica.

Giorgio Nadali

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“Avvocato del Diavolo” 1 – Giovanni Paolo II 0 – di Giorgio Nadali – www.giorgionadali.it

di Giorgio Nadali  www.giorgionadali.it

Per ora “Avvocato del Diavolo” 1 – Giovanni Paolo 0 nel processo per la sua beatificazione. L’”Avvocato del Diavolo” è per tutte le cause e le inchieste per la dichiarazione di beatificazione (beato) o di canonizzazione (santo) è Mons. Sandro Corradini. Nonostante il termine poco rassicurante, si tratta di un mite monsignore che lavora a Roma, in Piazza Pio XII, negli uffici della Congregazione Vaticana per le Cause dei Santi. Il suo vero nome è “Promotore della Fede”. Una norma canonica stabilisce che devono passare almeno cinque anni prima dell’inizio del processo di canonizzazione. Il vescovo della diocesi in cui è morta o ha operato la persona di cui è richiesta la beatificazione inizia l’indagine con l’assenso della Santa Sede. Vengono nominati un Giudice, un Segretario, un Promotore della Fede (detto popolarmente  “Avvocato del Diavolo”), un Postulatore Generale e un Notaio diocesano. Mons. Corradini guida un’equipe di 9 persone che analizzano tutti i casi pervenuti.

Ma la “partita” è ancora lunga per arrivare all’onore degli altari. Santo – ma non subito – come voleva la devozione popolare. Comunque sarà prima dichiarato “Beato” e dopo diversi anni (forse) anche Santo.   La “fama di santità” – come viene chiamata – è però un fattore molto favorevole nel percorso verso la beatificazione. Bisognerà però scegliere un altro miracolo tra i 271 sui quali sono state raccolte documentazioni.  Tra le 271 guarigioni attribuite all’intercessione di Giovanni Paolo II molti sono italiane. Dovrà prima però esprimersi un tribunale diocesano e questo richiederà il tempo necessario. Solo allora potrà quindi riunirsi nuovamente la Commissione medica. Teoricamente, è possibile che la nuova istruttoria possa tornare all’esame della Congregazione delle Cause dei Santi entro l’inizio dell’estate.

La guarigione della suora francese Marie Simon-Pierre dal morbo di Parkinson non è stato accettata dalla Congregazione per le Cause dei Santi. La motivazione era che la diagnosi non era certa e da alcune forme del Parkinson si può guarire. Il cancelliere Luc Marie Lalanne, che rappresenta l’arcivescovado di Aix-en-Provence, città francese dove vive Suor Marie – afferma che “la suora miracolata è in perfette condizioni di salute” e perciò smentisce categoricamente le insinuazioni  dalla Polonia di una ricaduta del morbo. Lalanne ha anche affermato che “Il processo romano su questa presunta guarigione miracolosa è nella sua fase iniziale e segue il suo corso nelle condizioni normali, con la serietà e la precisione richiesti dalle investigazioni previe al riconoscimento di un miracolo”. L’incartamento è “Sub Secreto” – sotto segreto.

A proposito, il detto “vita, morte e miracoli” deriva proprio dal processo per dichiarare santo (canonizzare) un fedele. Verrà esaminata la vita, come è morto e quale miracolo per intercessione sua ha operato (tranne i martiri per i quali il miracolo non è più richiesto, per volontà di papa Paolo VI).

Qualsiasi battezzato cattolico può chiedere la beatificazione di un altro fedele defunto.  Il candidato viene detto “Servo di Dio”. Una volta accertata l’eroicità delle virtù viene definito “Venerabile. Per essere proclamato “beato” il cadidato deve aver fatto un miracolo. Due per essere dichiarato “santo”, tranne che per i martiri.  L’attore promuove la causa che viene istruita sulle virtù eroiche o sul martirio del Servo di Dio e se ne assume le responsabilità morali ed economiche. Art. 10 – § 1. Possono costituirsi attore della causa il Vescovo diocesano o eparchiale ex officio, le persone giuridiche, quali diocesi o eparchie, strutture giurisdizionali ad esse equiparate, parrocchie, Istituti di Vita Consacrata o Società di Vita Apostolica, o Associazioni di fedeli clericali e/o laicali ammesse dall’autorità ecclesiastica. § 2. Può costituirsi attore della causa anche una persona fisica, ossia chiunque faccia parte del popolo di Dio, purché in grado di garantire la promozione della causa nella sua fase diocesana o eparchiale e in quella romana. Art. 11 – § 1. La persona giuridica o fisica si costituisce attore della causa con un atto notarile. § 2. Il Vescovo accetta tale atto dopo aver verificato la capacità della persona giuridica o fisica di assumere gli impegni inerenti al ruolo di attore.

Il Martyrologium Romanum (Testimoni della fede) – nell’ultima versione del 2004 contiene l’elenco ufficiale dei 9.900 santi e beati (20.000 nella Bibliotheca Sanctorum) della Chiesa Cattolica. Nel 2008 la Chiesa cattolica ha dichiarato 14 nuovi beati e 4 nuovi santi. Nel 2009 sono stati canonizzati 10 santi di cui 4 italiani, due uomini e due donne. L’ultima santa italiana laica – madre di quattro figli- è stata dichiarata nel 2004 Gianna Beretta Molla (+1962). L’ultimo santo italiano laico è stato il medico Giuseppe Moscati (+1927) nel 1987, patrono degli anatomo-patologi. La più giovane santa italiana è Maria Goretti, morta a soli 12 anni nel 1902.[1]

L’ultimo papa santo è stato San Pio X (il trevisano Giuseppe Melchiorre Sarto). Morto il 20 agosto del 1914, beatificato il 3 giugno 1951 (dopo 37 anni)  e dichiarato santo il 29 maggio 1954 (a 40 anni dalla morte).  Prima di lui bisogna tornare a San Pio V (Antonio Ghislieri), morto nel 1572.

L’ultimo papa beato è stato Giovanni XXIII (Angelo Giuseppe Roncalli). Morto il 3 giugno 1963. Beatificato il 3 settembre 2000 (dopo 37 anni) proprio da Giovanni Paolo II insieme a Pio IX (Giovanni Mastai Ferretti), morto nel 1878.

I papi canonizzati sono 78, circa il 30% del totale (265), e appartengono quasi tutti alla Chiesa martire dei primi secoli. I papi beati (non santi) sono 10.

Giorgio Nadali

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[1]Giorgio Nadali – “I monaci sugli alberi. E centinaia di altre cose curiose su Dio, la Bibbia, il Vaticano”, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo, 2010

http://www.paolinitalia.it/libri/catalogo.asp?p=9&isbn13=9788821567841