Bulli, pupe e idioti. Intervista di Giorgio Nadali allo psicologo Matteo Lancini

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Bulli, pupe e idioti. Intervista al dottor Matteo Lancini

Sei un bullo? Ti facciamo provare il carcere per un giorno. Succede negli USA, alla Tidewater Regional Jail di Suffolk, Virginia. Col consenso dei genitori alcuni ragazzi e ragazze vengono accolti in carcere come se fossero condannati e lasciati “socializzare” con alcuni altri detenuti selezionati che si prenderanno teneramente cura di loro per una giornata e per una notte… sotto l’occhio vigile degli agenti penitenziari. Dopo il trattamento le arie da bullo sono sparite totalmente lasciando posto a piagnucolamenti decisamente non più da duro. Un fenomeno che oggi riguarda ampiamente anche le femmine. Ecco un trattamento radicale che probabilmente farebbe ripensare al modo di comportarsi dei nostri bulli nostrani, ma probabilmente anche ai genitori che danno il cattivo esempio. Pochi giorni fa infatti Anna Lamberti, la preside dell’Istituto comprensivo Guido Galli di Milano è stato aggredita a pugni da un genitore che si è introdotto a scuola e le ha gridato “te ne devi andare”. Insomma bulli e genitori alleati per una società più violenta. Da non dimenticare che un milione e mezzo di lavoratori in Italia sono vittime di mobbing – le sottili angherie sul posto di lavoro dovute a invidia e frustrazione da parte chi è decisamente meno abile nella professione delle vittime. Bulli adulti mai cresciuti. Ma si sa, l’unione fa la forza dei poveracci. La maggioranza di questi sono anche genitori. Tali padri, tali figli insomma. In Italia le telefonate arrivate al numero verde 800 69 96 96 antibullismo nelle prime sei settimane sono state 4.437. Per il 42,1% il motivo della chiamata riguardava le prepotenze. Hanno chiamato per il 37,5% famiglie, 31,4% insegnanti e 23,2% studenti vittime di bullismo. In Internet il 38% delle ragazze e il 26% dei ragazzi è stata vittima di cyberbullismo, che in alcuni casi ha condotto al suicidio le giovani vittime. Nel Canton Ticino i ragazzi che dichiarano di avere subito vessazioni a scuola almeno due o tre volte al mese si aggirano attorno al 10% del totale.Ho chiesto al Dottor Matteo Lancini, psicologo e psicoterapeuta del Centro Minotauro di Milano che si occupa di consulenza e psicoterapia per adolescenti e famiglie di aiutarci a capire il fenomeno. Matteo Lancini ha pubblicato il libro “Adolescenti navigati. Come sostenere la crescita dei nativi digitali“.

Matteo Lancini, psicologo e psicoterapeuta del Centro Minotauro di Milano

 

 

Dottor Lancini, perché il fenomeno del bullismo?Il bullismo è un fenomeno che va inquadrato per le sue caratteristiche specifiche. E’ un fenomeno dove dei ragazzi che non riescono ad avere un successo scolastico costruiscono un’identità attraverso la prevaricazione su soggetti percepiti come più deboli. Questo fenomeno è in crescita? Perché?E’ difficile avere dati certi. E’ importante non confonderlo con la delinquenza minorile lontano da scuola o episodi isolati a scuola. Nel bullismo si ripetono delle azioni nel tempo con i protagonisti sempre nello stesso ruolo. Dei prevaricatori che infieriscono sempre sulla stessa persona.Come giudica il fatto di violenza da parte di un genitore sulla preside all’Istituto comprensivo Guido Galli di Milano?

Ogni episodio in cui il luogo della sacralità della formazione viene trasformato in un Far West è da condannare. Questo episodio come altri testimonia che siamo davanti ad un’emergenza educativa che da tanti anni io ho sottolineato. Bisogna cercare di ricostruire un’alleanza tra scuola e famiglia. La scuola si sente sola attaccata spesso da parte di chi dice che non riesce a stare al passo con i tempi. La famiglia si sente sola nella società complessa nella crisi dell’autorità paterna e dei riferimenti. Queste due agenzie invece di allearsi spesso litigano cercando la colpa. E’ ora che la scuola si apra a un vero confronto per cercare delle linee guida tra scuola e famiglia.

Perché i genitori difendono la stupidità dei figli?

Non c’è un genitore che cerca di difendere la stupidità del figlio, semmai di difendere la fragilità dei figli o il fatto che il figlio non è compreso.

In cosa sbagliano i genitori?

I genitori oggi sono in enorme difficoltà perché la riorganizzazione di un modello educativo ha spinto a ridefinire la famiglia più affettiva. Quindi non so dire se sbagliano. Certo è che le problematiche di oggi piuttosto che mettere in scena aspetti più conflittuali, parlano di ragazzi più fragili. Si parla di una fragilità narcisistica. E’ una società molto complessa in cui anche i modelli di  identificazione dei genitori sono molto meno definitivi pur essendo fondamentali rispetto al passato. Certamente se vogliamo dire qual è l’area dove si cerca di individuare delle esagerazioni dei genitori è quella dell’iper investimento narcisistico dei figli.

Quindi c’è un aumento del narcisismo?

Certamente, le problematiche degli adolescenti oggi sono più di stampo narcisistico. Ma questa è una società narcisistica. Una società dell’apparire a tutti i costi. Una società dove gli adulti invece di guardare un museo d’arte fanno dei selfie.  Quindi certamente stiamo crescendo in una società dove l’immagine, a volte la bellezza, la popolarità sono diventate fin troppo importanti rispetto alle competenze e la capacità di sacrificarsi in nome dell’altro e anche di sostenere chi è in difficoltà. Questo però non è un problema solo della famiglia. E’ un problema della società e anche di quello che viene proposto nella sub cultura massmediatica.

Il motivo?

I bambini sono più figli unici, L’investimento affettivo sul figlio è superiore a quello del passato. Questo ha creato delle novità che sono quelle della famiglia affettiva. Novità positiva, ma ci siamo accorti che quando si arriva in adolescenza invece di incontrare conflitti di stampo edipico, dovute all’espressione della sessualità c’è più un problema di crollo degli ideali, di aspettative di riuscita molto elevati. Se costruiamo una società dove l’immagine è prima di tutto e per primi gli adulti sono a fare immagini e selfie a una rappresentazione all’asilo dei figli di tre anni invece di guardare i figli e i nipoti che fanno la rappresentazione teatrale della festa di Natale li riprendono con telecamere, basta poi che chi incontro ad un convegno qualcuno mi dica che quei tredicenni vivono nella società dell’immagine. Gliela abbiamo creata noi.

Il rispetto dell’autorità è in crisi?

Certo che è in crisi. Ridefinire quali sono i valori in questa società complessa e chi insegna non ha più il valore simbolico che aveva. Il modello autoritario non c’è più. Una volta si cresceva sottomessi. Insieme al rispetto c’era un’ambivalenza emotiva molto forte. Certi modelli educativi autoritari hanno portato a ribellarsi. Gli adolescenti di oggi sono meno rispettosi degli adulti, ma sono più attenti all’offerta educativa che gli offrono. Secondo me chi vede nella questione della mancanza di rispetto un limite sbaglia. Il rispetto te lo costruisci in una relazione educativa appassionata. Insegnanti appassionati hanno studenti che li seguono. Molto meglio di quelli che si sottomettevano per obbligo.

Il bullo di oggi sarà l’adulto violento di domani?

Il bullismo va studiato in relazione alla fascia d’età. L’adulto deve intervenire in modo rigoroso, però tenendo conto che è una dinamica  che ha che fare con quell’età e con la scuola. No credo se l’adulto riesce a intervenire a fare un’offerta riabilitativa e quindi di un rigore adulto molto serio, ma che non intende essere troppo violento. Non vuol dire essere troppo comprensivo. Un adulto davvero autorevole. Adulti che stanno calmi e che non si denunciano gli uni gli altri.

E’ aumentato il bullismo femminile?

Il bullismo femminile è sempre esistito. Quello che è cambiato è che nelle pari opportunità che abbiamo creato è il bullismo femminile è diventato più diretto, più agito.

In America i genitori possono chiedere di far sperimentare la vita in carcere per un giorno agli adolescenti a rischio. Lo ritiene fattibile da noi?

Il sistema della giurisdizione italiana è uno dei più avanzati. Se non lo prevede siamo in una realtà lontana da quella dell’America.  Penso sia più utile quell’esperienza in cui si aggiungono punizioni di tipo volontariato, assistendo ragazzi con difficoltà che un’esperienza di un giorno in carcere. Cercando di far capire che la prevaricazione fa male all’altro.