Padre John Michael O’Neal, 71, è un sacerdote cattolico della diocesi di Boston che ha subito un attacco di cuore ed è “morto” per 48 minuti. Durante questo periodo ha affermato di essere andato in Cielo, prima di essere riportato dai medici sulla terra nella sua stanza nel Massachusetts. Tuttavia, Terrence Donilon, un portavoce per l’arcivescovo di Boston, ha respinto i rapporti come una bufala. “’Non abbiamo un sacerdote di questo nome”. Si era detto che il prete era stato inghiottito da un sentimento di amore incondizionato come ha incontrato Dio, che ha descritto come un essere di luce simile ad una madre.
“La sua presenza era sia travolgente che confortante e aveva una voce morbida e rassicurante e la sua presenza era rassicurante come l’abbraccio di una madre. Il fatto che Dio è una Santa Madre invece di un Santo Padre non mi disturba. Lei è tutto quello che ho sempre sperato”. Tuttavia la Bibbia ebraica non solo identifica Dio attraverso il singolare maschile “Lui”, ma usa anche sostantivi maschili come padre e Signore per escludere i suoi corrispondenti femminili. Il Dio biblico ha un anche un corpo: volto, bocca, schiena, fianchi, mano e così via. Dio è raffigurato come maschio senza un fallo. Egli appare come maschio desessualizzato, ciò nonostante un maschio. Da quando è merso il femminismo ebraico negli anni ’70 del secolo scorso negli Stati Uniti, le donne hanno direttamente sollevato la questione del sesso di Dio.
Uomini e donne sono ugualmente creati a immagine del divino e Dio è letteralmente né maschio né femmina, tuttavia le immagini liturgiche della divinità sono principalmente, se non esclusivamente maschili. Ci sono poche prove del fatto che l’immagine femminile della divinità fosse ampiamente conosciuta fuori dai circoli mistici maschili cabalistici. Tuttavia per i mistici, la sofferenza ebraica assunse un significato cosmico, poiché la rottura del mondo era paragonata alla rottura di Dio con il suo elemento femminile, la Shekhinah. La Shekhinah confortò e offrì speranza non solo agli ebrei in esilio dalla terra di Israele, ma anche, nel XV secolo, ai marrani, gli ebrei espulsi dalla Spagna. Vi sono delle forti somiglianze tra la figura medievale di Maria, la madre di Gesù – che intercede tra i credenti e un sempre più remoto Dio padre – e la Shekhinah. la Shekhinah – presenza divina – consola il popolo ebraico come una madre consola i suoi figli, portandoli più vicini a un Dio inconoscibile e irraggiungibile.
Chava Weissler ha scoperto almeno una tekhine (preghiera di petizione) del XVIII secolo scritta nella lingua yiddish da Sarah Rebecca Rachel Leah Horowitz, che comprende un poema liturgico che si riferisce alla imana shekinta, “la nostra Madre Shekhinah” (Weissler 1998, 92). Nonostante non siano esplicite, vi sono altre due antiche descrizioni di Dio come madre. Un nome usato di frequente nella Bibbia è El Shaddai, di solito tradotto come l’Onnipotente. Tuttavia in ebraico Shad significa seno. El Shaddai può essere interpretato come Dio (El) col seno, un’immagine non lontana dalle descrizioni del vicino oriente di Asherah, la divinità madre della fertilità dotata di un grosso seno. Spesso raffigurato come attributo centrale di Dio, la Rachamim (compassione) non è esplicitamente identificata nella Bibbia come immagine femminile della divinità.
Come molte femministe hanno notato, la Rachamim proviene probabilmente dalla radice ebraica Rechem, che significa ventre e può essere vista come immagine di Dio madre. Nonostante la connessione tra Rachamim e Rechem non sia universalmente accettata, alcune femministe ebree hanno continuato ad associare questa immagine compassionevole della divinità a Dio come madre. Alcune femministe contemporanee hanno provato ad ampliare le metafore che gli ebrei usano nel parlare di Dio, immaginando la divinità come dea. I detrattori hanno contestato questa immagine come idolatra, ma Marcia Falk, Judith Plaskov e altre hanno insistito sostenendo – con le parole della Plaskov – che «quando il monoteismo è identificato con una singola immagine o figura di Dio, ciò che passa per monoteismo è in realtà monolatria».
Diversa è la questione del “Madonnesimo“, una forma di “religiosità ipomaniaca” presente in determinati fedeli del Cattolicesimo, i quali non si limitano ad onorare Maria di Nazareth come madre di Cristo, ma superano i confini della cosiddetta iperdulìa – cioè la venerazione della Madonna – e sconfinano nell’idolatrìa, riservando di fatto a Maria di Nazareth un posto più importante di quello di suo figlio, fondatore stesso del Cristianesimo. E’ dovuto alla convinzione che Dio non ami abbastanza l’uomo, il quale ha dunque bisogno di “raccomandazioni” celesti per farsi ascoltare dal Creatore… Ne riparleremo.
Giorgio Nadali